Il pino solitario.
Un sentiero di uccelli.
La pazienza di coprirsi con la neve
respirando dai talloni tutto il peso
dei nidi, a centinaia, sulla schiena-
ascoltando il corpolungo fra le ossa
mangiando il lupo universale con le stelle.
Dalla shin di Cassiopea al peccato originale
in quale plaga della notte- mi domandi-
e chi sarebbero gli apostoli del sole
senza luna? I glifi e la tua lingua
per le favole e il destino?
Hai mai visto un’asterisma per un essere terreno?
Le migrazioni degli uccelli
costeggiano la striscia che fa latte,
se a uno chiudi gli occhi perde il filo
del firmamento, in volo, dentro al cuore.
Se nello scricciolo fatato c’è una mappa,
nei tuoi occhi primitivi è quella stella
per parlare con il mondo, e dirsi: accanto?
Ancora prima di ogni verbo
sapevamo del telaio, delle case,
che la luna percorre, le sue stelle,
in una notte e un mese
per la rivoluzione,
il filo lungo del silenzio,
che tende luminosa nelle notti,
come le sorgenti ai grandi fiumi,
inavvertibili