Nella bianca ancora intatta damascena

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La mia mano si è posata sul tuo capo
mostrando un’altra vita dell’amore;
grazia pura che abbiamo custodito
nella bianca ancora intatta damascena.

All’ombra appena nata sulla carta  – apostola di luce primitiva-
faremo dono della gola schiena a terra.

Ti ricordi del lulan mosso dal vento
che affidava  il suo segreto al calpestio
dei  cervi  quasi in cima a monte sole?
Così andremo tra i papaveri da frutto
confondendo la mistura naturale
con l’odore della nostra cerimonia

dove l’iride risplende per destino
al sorriso più  antico della terra.

La grazia di un incontro

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Una coppia sta pregando radunata
su una stuoia di riso lungo il greto
fra il mantello verdechiaro di una pozza
e il pane che ho lasciato per i pesci.

Mentre l’acqua copre il suono della voce
l’ingenuo movimento delle labbra
delle donna inginocchiata mi commuove
quando il vento l’accarezza sollevando
il velo paglierino dal suo capo.
All’improvviso di bellezza abbasso gli occhi
e un fiume di portata
copre il ventre.

gigli selvatici –
la grazia di un incontro
magenta il viso

Dobbiamo essere meravigliosi


Dobbiamo essere meravigliosi
traslucidi fino a divenire
nebbiolina argentata nella luce
dell’occhio oltre la tela

trasparenti uccelli nell’uccello
con le antenate di ogni passo
– nostre orecchie –
che si  librano nel ventre di una madre
visitata dal sole nella bocca

se nell’ora più preziosa dell’incontro
col midollo del suo utero splendente
ripete chi non perde la sua vita
non fa salvo quel respiro che si versa
sulla soglia sempre umida del cuore.

Nel nostro commosso ederlezi


Non è assenza, mancanza io credo,
un contratto tra lo stare e il movimento
si è spinto così lontano rimanendo dov’era.

E l’aria? Cosa ti avvolgeva
se respiravi senza alcun respiro,
chi ti proteggeva, era la notte ?

L’ardore di un bambino –
il calore dell’impronta che formava
da così lontano
e il suo ritrarsi insieme
nel punto, in più piccolo esistente,
dai qui valere a tutte le estensioni

al fondo di un amen
fra le curve dell’om
che sorreggono il bindu riunito

nel nostro commosso ederlezi
su di un velario, ostenso, 
per sempre.

Tu sei un luogo, ora, padre

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Il grappolo d’oro è di nuovo un vigneto
nella sua terra grezza
il tratto cieco intorno al bianco
nella memoria della luce.

Tu sei un luogo, ora,
padre,
hai un orlo
nel lungo requiem del vento.

C’è stata una piccola neve stanotte
e il lieve ricamo che trema
sui rami della betulla
disegna le tue ali
ripiegate verso terra;
il dono di chi è arrivato a casa.

Tu sei un luogo, ora,
padre
e una immensa foresta
riposa in me.

[ 9 Febbraio, a sei anni da te ]

Molta notte di una donna è una preghiera


Molta notte di una donna è una preghiera
tra le rocce e gli animali. C’è silenzio.
Nell’inchino piccolissimo e continuo
lei sale luminosa come un uomo
raccolto nella gioia di venire
cantando nel respiro meraviglie.

Un andare con i passi trasparenti
in uno spazio immobile al pensiero
dove i chiari dentro agli occhi sono macchie
di avi che si tengono per mano.

Una luce nella luce di uno stare
sapendo che un Dio tace
__________________ cosa accade.

Amina Narimi