Amina Narimi

Biografia: Concepita all’Isola d’Elba, ho trascorso i primi anni dell’infanzia nella pianura bolognese, una casa modesta circondata da piramidi di alberi uccisi per la grande falegnameria dietro casa. Ogni pomeriggio andavo da loro, dai tronchi distesi senza vita apparente, da quelli più vecchi e nodosi ai giovanissimi lisci e brillanti, gli ultimi in cima, dove salivo con mio fratello per farli ruzzolare fino a terra insieme a noi. Una relazione con gli alberi_distesi che è continuata andando presto a vivere definitivamente- dall’età di sette anni- sulle “ montagne” dell’Appennino bolognese, dove i tronchi stavano in piedi, avevano le gambe per terra i capelli in aria e finalmente camminavano . Nella mia ogni nuovo albero aveva per gemello in cielo uno degli alberi distesi. Sono cresciuta con questo minuscolo pensiero che si è fatto grande senza mai più abbandonare il bosco e grande si è fatto l’amore per i cavalli fino ad avere un luogo tutto mio per vivere con loro Poi sono giunte le prime letture importanti, gli studi classici, la passione per la storia delle religioni, la lingua ebraica, Rilke, la letteratura russa, e poi l’incontro con Simone Weil e Cristina Campo, con Elemire Zolla e Renè Char, Maurice Blanchot, Pannikar Florenskij andando via via formandosi la visione di un punto profondissimo in comune a tutte le fedi, di un Unico Dio che noi siamo, che non siamo mai nati che non siamo immortali ma eterni. Ultimavo gli studi classici intraprendendo l’università ad indirizzo giuridico, cercando di unire la legge alla libertà. A ventiquattro anni la mia pancia si è fatta fiorente in attesa di Luca, ma il cielo me lo ha lasciato soltanto il tempo di pochi respiri. Lunghi esercizi, e tanta obbedienza, ascoltando i fruscii – come tanti anni prima avevo appreso da un mio Maestro di cavalli, cieco dalla nascita, a governare i cavalli, a riconoscere un loro “problema” sfiorandoli appena, cercando con le orecchie ogni zoppia-: l’allenamento l’ attenzione quella stessa obbedienza mi hanno fatto salva la vita, permettendomi di strappare al buio la luce, l’invisibile dello splendore. Nel maggio del 2012 mia madre in un improvviso si è ammalata gravemente e a Luglio si è resa invisibile. Il duro esercizio imparato con Luca si è trasformato in una gioia inalienabile, una gioia che abita nel luogo più profondo del mio posto nascosto, una gioia che ha trasformato ogni gesto ogni passo ogni pensiero ogni lacrima in preghiera. “Amina Narimi”è l’anagramma di anima rimani, dedicato a mia madre, il mio meraviglioso sagittario dal sangue sardo... anima che ho lasciato volare nuovamente libera soltanto un anno fa, quando il mio babbo (originario, per metà, delle terre più a Nord del mondo ha raggiunto la sua sposa per il loro ultimo matrimonio, in cielo. Mia nonna, sarda, raccontava che i vecchi seppellivano la placenta ai piedi degli alberi aspettando nuovi fiori. Così lungo le vie dei canti … così faccio con ogni preghiera, mi affido, posando a terra la gola come fanno gli animali quando ti amano Poso a terra i talloni come fossero orecchie, nel vuoto aperto un’anima, e prima degli occhi, un albero nell’albero, una parola dopo l’altra, un ederlezi che ha la grazia che io immagino degli angeli quando spostano tra i fiori un buio d’aria.

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1 risposta a “”

  1. Grazie Gianni…

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