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amina narimi

~ ..con la fragilità che io immagino degli angeli quando spostano tra i fiori un buio d'aria

amina narimi

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Nella durata minima di luce

25 giovedì Dic 2014

Posted by Amina Narimi in Poesia

≈ 1 Commento

Tag

albero di Yule, amina, Natale


Nelle nostre morti segrete,
nell’uragano del perduto
che non si lascia misurare,
l’Immenso è sterminato canto
che riempie di sangue
ciò che è senza limite..

Da un altro luogo, sulla terra, mi commuove
vedere amina alla finestra, mentre prega,
nell’ora del cielo, la più bella,
dove qualcosa si lacera e si spacca
in tutta la sua grazia naturale
per distendere il torace di chi muore
nella tragedia umana del natale,
dondolando lentamente le ginocchia
sul carro dell’Orsa, la minore,

nella notte più lunga dell’anno
vengono a piedi dodici stelle
e la figlia del fulmine, rossa,
con le mani che sanno di mirra,
una pioggia trascorsa alle orecchie

Ohh..C’è più del semplice passato nei natali
di quella volta che mi tenevi
coi capelli bagnati sul Savena:
tenevi la fiamma più piccola accesa
in cima all’abete, per ferrare i cavalli
nella tempesta di neve, e sulla ruota
cantavi del Re che diventava un bambino
nell’utero della dea, nella regina del gelo
eri l’amante, il figlio e la promessa,
nell’attimo dell’inizio, di primavera..

dentro la finestra, c’è la stessa luce-
come avevi sugli stracci allora
nell’aria stretta del rifugio, e poche cose
per non farci più vedere da nessuno,
nelle bacinelle il nome intero luminava
con i ferri di Nichole, con i ramponi nuovi
tenuti in serbo per Natale, per la neve-
se ti racconto ancora la bellezza
di come stringevo le sue zampe
tra le cosce, come tremavo inginocchiata
lasciando andare le mie mani
con un chiodo dopo l’altro sugli zoccoli:
tra l’immagine e la voce ti toccavo
nella durata minima di luce
col filo a piombo del signore,
piccolomio. Dove viene per morire
è trasparente la salita
e l’anima s’imbianca questanotte,
dove trabocca il mio presepe,
nel mistero femminile della luce,
divenuto intero. Io ti ascolto,
meravigliosa di tanta mestizia
e tutto quello che posi, dentro claudia,
dove nulla è più vero di Luca,
con gli stessi occhi chiari degli uccelli
ti offro queste braccia per natale,
per l’amore di aderire con lo sguardo
fino a dove ti sento risalire,
con un gesto che riposa ogni respiro.

Toccando l’invisibile mi sposo
con l’infinito ciclo delle palpebre,
il dolore appena fatto va alla gioia,
rifiorendo dallo stesso grembo
che gli dette vita per Natale.

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Angelica, in un piccolo infinito

18 giovedì Dic 2014

Posted by Amina Narimi in Poesia

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Tag

Angelica


Angelica trasforma le parole
con i gesti più brevi della pelle
in quel fiuto di speranza si solleva
qualcosa di privato, le sue azioni favorite,
vissute nei colori,
con la danza delle mani intorno ai polsi,
nel reciproco sfiorarsi, mi entra dentro
imparando dov’è che deve andare col sorriso,
col sorriso leggerissimo all’incrocio,
a non sprecare nemmeno un movimento,
rivelando più realtànascoste, in un secondo

 

si riaccende una gioia intraducibile
occupando il tempofermo in qualcos’altro
diventando il rosso un avamposto
per vedere al centro di un accampamento
eppoi la prateria.. Si abbassa ai vetri
la visione, in cosa viva,
Figlia del vento e complice-
per non dimenticare dove tutto ha avuto inizio-
dalla rosa, tra i capelli, in Romania,
al temporale, fra i suoi denti d’oro-
piegando il capo per il pane in altre bocche
nel gelo della sera, ubbidendo alla natura,
con le mani macchiate di dolcezza

dove sarai già eri, per me, ogni mattina,
oltre la tua pena, un incantesimo
nell’offerta di sei fazzolettini,
con la danza segreta delle braccia,
pari solo alla nascita di un fiore
che t’inonda, di tanta meraviglia

giunta fino al verde… Scrivo,
di te che non mi senti, ora
dove l’odore della pioggia cambierà
i contorni del tuo viso, mentre esclami
con gli occhi chiari e poi la voce insieme
che dice: “mi dispiace di partire
di lasciarvi tutti fermi al rosso”
allargando tutto un mondo con le mani
come stessi abbandonando una colonia,
dei piccoli animali, da tenere a bada.

Un oroscopo commosso nel commiato
delle sacche intorno al palo della luce
e una porta che si apre, tra i saluti,
una piccola elegia, eppoi lo strazio
l’impulso ripetuto del segnale, i clacson
lungo il viale Benedetto, la partenza tra le mani,
le nostre, strette, con la certezza di altri doni
tra lana colorata sulla schiena
sospinta dalla tua bellezza, solo il tempo
di gridarti ancora- Angelica! abbi cura
Abbicuradite ragazzamia..

La tua assenza avrà gli occhi per parlare
un’altra lingua nella musica che viene
da là, dal marciapiede, il nome solo,
ogni mattina di chi con me ti cerca
per dare un senso all’azione dell’incrocio.

Ricordo ancora di quel giorno ,
quando lampeggiava guasto il tuo semaforo..
Ohh.. Angelica ! con la voce disfatta dalla grazia,
ti allargavi con le braccia mai senza sorriso,
per dirmi al volo che Dio ce l’ha con te
Perché La veglia del rosso è una preghiera
al tuo lavoro. C’è una nuova Angelica da ieri
che muove fazzoletti sul semaforo
con un gesto secco e senz’odore,
del tuo splendore, sui resti dei vestiti,
non c’è nulla. solo i piedi, che sospingono
la voce a te dovuta ancora in bocca:
il tuo sorriso che emerge dall’oscuro,
come penetrasse tutto un popolo una terra
capace di rinascere qualcosa
come le focacce d’uva luccicanti
tra le gazzelle e i cervi dell’incrocio,
mentre vai a te eppure vieni
verso l’altro, come se tornassi a casa
tra i cardi e le pietraie per radici
mi lasci in fiore un minuscolo alveare
e un soffio che porta il nostro alito
nel posto dove tu non muori più
di freddo

 

Tutto è più vivido stasera
di quanto era reale appena ieri
nel tuo modo di far scendere la pioggia
sotto l’asfalto che reggeva il giorno:
tu rimani, in un piccolo infinito,
nel cuore di Bologna, appena fuori
che mi chiama, nell’ombra che risale,
come un arco teso dove manchi,
al finestrino-
è una piaga luminosa che ora batte
che preme per saperti alla tua terra.

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Dentro il chiarore del tuo sagittario

16 martedì Dic 2014

Posted by Amina Narimi in Poesia

≈ 2 commenti

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chiarore, compleanno, Mammet, Sagittario


E sai come attendere ancora

camminando con gli occhi

a piccoli passi

tenendo la voce nel petto

come fosse una stanza,

una limpida stanza, nella limpida pace

per vivere ancora. Colma di luce

ho scelto un angolo del mio giardino

da dove si guarda nel boscovecchio,

al centro esatto del mondo,

ti ho veduta tagliare la torta

sulle montagne leggere

con un filo azzurro sul ramo

viaggiando a ritroso dentro il chiarore

del tuo sagittario

venuto al primo giorno in cui raggiunsi

la riva occidentale del dolore

nel sogno di qualcuno che non nasce

faceva male

questo anelare che ora è gioia

inciampando sulla pelle della Bibbia

tradotta in minuscoli frammenti.

Quanto è vasto il nostro essere figli

se da lontano ti alzi dentro i boschi,

sullo specchio dell’anima, silenziosa,

sotto le volte delle più alte cavità:

inginocchiate al nostro Garizim,

dove la sorgente allarga il corpo

con le ossa esposte ai vasi d’oro,

bagnammo i nostri nomi nel presepe,

con il bianco eolico degli occhi,

sfiorando come cieche la natività,

finchè il cielo discesce per toccarci

mescolando sull’orlo delle vesti

la veglia della neve per Natale.

Qualcuno arrivò come a coprirci,

un Angelo forse, con la testa di un bambino

nelle profondità dell’incompiuto..

c’è un’emozione tenera ad Oriente

del dolore, dove indietro non si grida,

nello sguardo di un’aurora senza sole,

che custodisce e vive, disegnando

un arco luminoso che finisce

indistinguibile, sul mare addormentato,

che entra nell’amore commovente

gettando a poco a poco la zavorra,

e nel tempo della sua composizione

anche il ramo solo di un abete

fa un giardino intorno alla sorgente,

pulsando nelle pieghe della mano

e in altre forme, sul capo, ai miei domani,

la stessa comunione, coi piedi carichi di seta,

una lezione della luce, ancora più leggera:

un presepe immaginario, tra l’ombelico e il seno,

annodato sulle reni con la forza della sua fragilità,

ritma le mie feste dondolando,

con tutta la lentezza del tuo viso,

il canto di un sentiero tra le cose

che non mi hanno mai abbandonato

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Un soffio è stato il fiato

16 martedì Dic 2014

Posted by Amina Narimi in Poesia

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Tag

fiato, soffio


Quell’ultimo sguardo appoggiato sul viso

prepara l’inverno, e la terra più nera

consuma la luce sopra il pianoro

insieme alla notte. Non si ferma il mare

nella follia degli occhi chiari di mio padre,

mi raccolgo nel suo viaggio d’acqua,

stretta come il vischio addosso al pino

siamo una coppia salendo per gli dei

tra le curve dell’8 dicembre

non esiste un giorno qualunque

nel fulcro del silenzio e sulla cima

se lei è qui che passa, lo sappiamo,

se con la mano ascolta: la quiete che fa

mescolata nell’aria, come sognando

si adagia sul ventre del tempo

che alza le vele, e si annuncia:

è una nave ora, la tua stanza

che va verso una notte profonda,

e qualcosa di grande, tutta per sé:

l’eternitá che nasce morendo

sull’albero come le foglie- ripeto,

inginocchiata e madida d’argento,

tra i pezzetti di una mela luminosa

era lì la monaca, la sposa del Bellaria

leggerissima, dopo le preghiere,

dove il vento si ferma nell’orecchio,

con le sillabe azzurre fino al capogiro

in te, piena di grazia e simile a un vapore

che il silenzio ha formato nella bocca

con l’ultima voce di una creatura amata

che ha lasciato il calco e il guscio,

la diga delle lacrime di chi

non ha fatto in tempo a dire il proprio nome

con il corpo, con la lingua di bambino, e la corona

dell’assenso per tornare, a mani giunte,

con le perle del fondale. ha tremato il tuo volto

nella maschera d’acciaio, vibravo io,

al respiro che reggeva le frustate,

impresse con la forza ed assistite,

dentro i tuoi polmoni. è accaduto qualcosa

d’immenso, di fiati che si passano calore

come il tocco lieve degli uccelli, in quota

un soffio è stato il fiato di una donna :

” il cuore di suo padre ha fatto un salto,

un drammatico salto positivo,

discendendo il fiume estremo di una vita,

che non conosco, dove nessuno arriva”.

Sull’alta cima è una voce sussurrata

che allarga con un battito il respiro

brillando nelle mani della notte.

sul pianoro dei tre pini c’è un’estate

che canta in fondo al cuore dell’inverno

il tempo di un segreto, che ora preme

per tornare con il seme delle onde

sull’albero da cui si vede il mare.

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Da luce a luce

08 lunedì Dic 2014

Posted by Amina Narimi in Poesia

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luce


Tornano ancora brevi come lucciole

le voci colme di chiarore dentro gli occhi

il centro è raggiunto, la casa del mondo,

se a sera ci raduniamo sopra il prato,

un’ombra fuggitiva di piacere

si fa immensa, grondando di bellezza,

nella luce da cui spiccare il volo,

se nulla più trattiene, il velo

si alza muto. nel rito di purità

mi manca la tua lingua il lago e il bosco

eppure, nel vedere sorgere il mattino,

dove finisce il mondo della carne

per toccarti sul confine senza morte

con le aureole più piccole di pane

insieme al patimento delle spine

ricominciamo l’ederlezi delle rose

dove i venti siedono, sfiniti.

Ravvolta nella grazia del mistero

si fa luce tra i carboni in mezzo al cielo

la tua nota, che termina con eos-

era solo ieri che di lei sognavo

che bruciava diventando vita

nella stanza di commiato sotto Ischia,

dove crescono semi e fiumi e vermi,

una camicia di stelle di fuoco sulle spalle

tra melodie degli occhi lividi di pianto

veniva dal nulla, nella danza di Siva,

offerta alla luce migliore,

una fenice vicina a morire

cospargendo il suo nido di fiori

dentro una nicchia di sole

rifiorirà, accovacciata sull’erba,

per l’ultima meta d’amore

guardami adesso, mio signore,

dove ancora sogno sui giovani alberi

ti racconterò di come entrammo

dalle vene luminose degli sposi

per la dimora preferita, nella mandorla,

a San Severo, tuedio

scavando un tunnel lungo fino in Tibet

per condurre insieme i nostri anelli,

anche quando fa male, da luce a luce

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Con un filo all’orizzonte c’è mio padre

08 lunedì Dic 2014

Posted by Amina Narimi in Poesia

≈ 1 Commento

Tag

filo, Orizzonte, padre


È la prova più grande,

nell’oscura sorgente

giacimento di luce, di forza

chiamata ad aprirsi,

nel colpo di tuono

 

ricordando che siamo già nati

ti accompagno, padremio..

camminiamo fino al nucleo

del nostro matrimonio

per partorire il figlio che ora vede

che emerge dalla madrenera,

coscienti della luce che essa porta

il taglio nei polmoni

è la breccia che conduci sull’altare-

nell’ orecchio, meraviglioso nato

da un silenzio così grande,

labirinto e mandala dell’avventura umana

nella conca che contiene l’Om-

fino all’apertura, all’effetha che unisce

la dura madre con la pia

lungo tutta la salita dell’ albero vitale

è il mare dei midolli che si ritira

per brillare fino alla camere nuziali

dove si spande in bianco la corona

col suo primo raggio, col corno d’Amon

e i capelli piantati nel cielo, illuminati.

Sono tutta la donna che canta, tua figlia,

la sua preghiera silenziosa,

nella lingua madre di un bambino,

sotto le coperte, eppure, tu,

mi guardi come se corressi

annidata nell’utero invisibile del bosco,

dal buco notturno della stanza

con un suono ulteriore, minuta,

per rendermi forte alla vita

l’orecchio più debole, in fondo

nella mia corsa a perdifiato

per sottrazione prendo forza all’ospedale,

dall’assenza che rinasce la potenza

e il salto nudo, per vedere,

attraverso le ossa della carne,

l’abisso della gioia, nella piena

del tuo andare,

udendo per la prima volta

spandere il tuo tesoro:

il ritorno dell’eterno, che coincide con l’origine

di tutte le parole nella bocca.. Madre,

il tutto che ci manca, in cui manchiamo,

nel sublime, c’è, nell’albero in travaglio

la Fratellanza di una notte umile,

al separarsi delle sue mattine,

al chiaro venuto dentro gli occhi

lanciato in direzione di quel sole

che pulsa come un tronco a filo d’acqua

che ti siede sopra il cuore come un frutto

è mansuetudine al vento prealpino

negli specchi rosa dell’anima all’aperto

lo scintillio che fa spiragli tra le mani

lasciando per visione ciò che manca

come tra le gole di montagna

o camminando per Palmira

abbagliati dalla polvere del cielo,

stesa al suolo con un filo..

Con un filo all’orizzonte c’è mio padre,

di un blu assoluto, che rimane

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Live life with no excuses, travel with no regret.

Silvia Montefoschi

- il pensiero uno oltre la psicoanalisi -

ALESSANDRO DEHO'

blog personale di Alessandro Deho'

Domenick Diary📚

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*Assonanze* Io sono stato prima; quando, dove o come non posso dirlo... - Dante Gabriel Rossetti

Questo blog è registrato su http://www.blogitalia.org

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Colpevole Innocenza

Tribute site to Ren Hang - Contributions are welcome

Nonapritequelforno

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Ushma Patel

When the green woods laugh with the voice of joy, And the dimpling stream runs laughing by; When the air does laugh with our merry wit, And the green hill laughs with the noise of it.

Sons Of New Sins

Parole libere. In armonia con il suono del silenzio.

Stefano Cicchini

Italian Influencer & Instagram Specialist

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Un cielo vispo di stelle

Laura Berardi

La vita è un uragano di emozioni

Il Canto delle Muse

La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )

Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

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« Io sono un trasmettitore, irradio. Le mie opere sono le mie antenne » (Joseph Beuys)

Inverso - Giornale di poesia

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Nel mio taschino c'è tutto quello che va conservato per non andar perduto.

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ℓα ροєѕια ροяτα ℓοиταиο - ροєτяγ gοєѕ Ꮠαя αωαγ 🇮🇹

ตαɾcօ ѵαssҽllí's ճlօց բɾօต 2⃣0⃣0⃣6⃣ – թօաҽɾҽժ ճվ sαճíղα  ♥ Diciassettesimo anno ♥    

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Pianist, Poet, Composer

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"Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me" F. Petrarca

I pensieri di Hamaika

Scrivere la vita.

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Semplice Poesia

Poesia per tutti

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Lei era grande, buona, generosa, fedele, si chiamava Raissa, era la mia cara grande amica, di Pier Carlo Lava

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di Sebastiano A. Patanè-Ferro

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Sono una donna libera. Nel mio blog farete un viaggio lungo e profondo nei pensieri della mente del cuore e dell anima.

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