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amina narimi

~ ..con la fragilità che io immagino degli angeli quando spostano tra i fiori un buio d'aria

amina narimi

Archivi Mensili: Maggio 2013

A mani tese

31 venerdì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia

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Emilia, ricostruire


domenica 3 giugno 2012

Per ogni piccola frazione, una funzione friziona, preme sui cerchi che disegna, con mano tremula, dilatano onde, grafite e magnitudo, s’infossa, sortisce vedrai, quei gesti saranno ascoltati, frazionati, infrattati tra le dita compressi e stesi, vedrai si, vedrai, non saranno fossilizzati, ma un modo per avvicinarlo alle dita, alla mano che s’allunga, in quell’otherness.. togetherness, l’alterità che vedo rappresentata dalle mani tese nel quadro de la Creazione di Michelangelo. E cosi alla mano corrisponde un’altra mano, dal fuori, dall’altro. E cosi l’intimità del gesto, della parola elargita, il pudore per ogni frazione.
Sanno produrre piccoli scismi
sciami di scosse, percosse le mura
che ognuno dentro di sè difende
personali crolli, le crepe, macerie
faglie che ognuno si porta, lasciano sbreghe
si scontrano la sotto, scavano tane, cantano rane
nelle voragini delle ricostruzioni di sè
imprese edili permanenti nel luoghi percossi
Se penso allo scisma, alla risma di scosse
e a questo bisogno di esserci con forza, levarci la scorza
e guardare il paesaggio sottratto dalla paura
allora una mano che ti cerca ti salva
ti dice ero la, sono qua
Andiamo a comprare malta, pietre, sabbia cemento
Andiamo tenendoci per mano? Tendendoci la mano con alterità?
Tellus di quella crosta è padrona
dall’ipocentro sfrega le placche,cozzando
costante,impercettibile,lenta,quasi convenzioni dentro l’ll mantello
fratture minuscole,le faglie,indipendenti tra loro,
a tratti, se vuoi,parallele
poi improvvisa, repentina ti preme,
impressiona l’attrito tra masse rocciose ti scuote
come si blocca lo sfregamento,si fa immobile l’ll movimento
s’arresta e contrae
le placche strattonano allora,in blocco lo sblocco ,collidono
slittano lateralmente,ognuna lungo l’ll bordo dell’altra
come cintura di fuoco ti limita e sgrava,
devasta la faglia la sua improvvisa generazioneeppure lo sciame ci aveva avvertito coi suoi precursori,
i nostri bagagli incistati,valigie di sassi e farfalle,
qualche castagna di radon,fessurazioni,interferenze di rete
lanciato sequenze..”mandato a dire” ..forti rumori , boati,
rombi di tuoni,come sequenze di spari,
eravamo in tensione, in quel tempo,
..eppure non fan previsione ste cose
là in fondo tra le nostre masse rocciose più o meno grandi
è avvenuto l’accumulo
l’eccesso alla nostra capacità di resistenza..
l’ll carico di rottura,si dice
quel grido,tre spari…le propagazioni
onde di taglio han ferito la nostra materia,
onde di Rayleigh…ci hanno gonfiato perfino le lacrime,
spaccando la crosta.. le onde di Love Ora siam qui,in ginocchio,a stimare epicentri..misurare intensità..coordinate,aree colpite,feriti,sfollati
cedimenti,inondazioni
materiali pericolosi che chiamano idrocarburi
e tanti morti
–
allora una mano che ti cerca ti salva
ti dice ero la, sono qua
Andiamo a comprare malta, pietre, sabbia cemento
Andiamo tenendoci per mano? Tendendoci la mano con alterità?-
 Fa lucido l’ll sangue la mano tua, tesa
libro che vola
una lacrima può vincere la sete nella fenditura…ricostruire
mischiare alla malta l’ll cemento
avvicinando le dita
la sabbia mescolare in futuro
nel chiarore,tu,non diverso,tu come non mai
Creazione
solo l’ll paesaggio muterà di colore in un lembo l’anello
allora lo sguardo chiaro,e ancora, tremerà..solo d’amore
-c’è un quadro,in camera mia
sullo sfondo le crepe
davanti la tensione di mani
la rivelazione del due
l’ll prodigio dal fuori,dell’altro-
La Creazione

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Emilia 29 May

31 venerdì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia, Senza categoria

≈ 1 Commento

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Emilia - 29 Maggio 2012


La sua forza raccolta come rabbia a lungo covata

Fa scatto nelle ossa l’orecchio non riposa I’ll maglio

inflessibile colpo di un muro nell’aria la ghisa

La pompa dell’acqua perde I’ll comando

tra bordo e steccato

trema lo scialle I’ll ghiaino

C’è ruggine in cielo

al boato,sangue di scolo

gia sette son morti

Salvata da fasci di mussole,batista piegato di fresco

salda al suo posto la mano s’abbassa per stringere ….

un cellulare

Ha scosso la terra le torri piu’ alte le chiese abbattute

La terra cede a Cavezzo vuota di sotto I’ll sottosuolo

s’avventa strappa I’ll suo spazio quel peso

Nulla al suo posto

Tutto puo’ accadere

Come altrove, qui accanto

Allora stai con chi scuote

perchè gli trovi dentro la grazia I’ll garbo

a misura I’ll silenzio d’epifania

unheimlich….

C’e’ questo confine di CentoChiodi

a chiudere I’ll cerchio la condivisione”

(son 17 le vittime,tanti i feriti oltre trecento,gli sfollati migliaia

ora che trascrivo un messaggio a poche ore da quel boato)

Amina il 30/05/12
 
Epicentro del dolore Giace sotto un albero un corpo di donna Lo aveva piantato alla nascita del suo primo figlio Ora cammina da solo nel prato Una svolta a destra o a sinistra ha fatto vita o morte,le case in piedi portano I numeri pari Le campane tacciono morte prima dei morti Cigolano I resti Miagolano I gatti attorno Un colpo basso Si dice in giro L’imprevedibile Come un agguato dentro e fuori Ora gridano solo gli allarmi la gente cede al silenzio Sotto gli alberi le barelle di anziani I’ll mondo attorno non si e’ distrutto col tuo e saranno capaci di aiutarci ad aiutarli Chi non piange lavora,nella carriola mette la casa Mio padre parla di RiChter e Mercalli come fossero attori e stima la magnitudo dalla danza della flebo L’anima trascende le proprie CircoStanze Nel magma la resistenza si trae Viene ad ondate I’ll dispiacere sulle facce,anche la pelle offesa da le onde A un tratto dissoda Sono entrata nel bar,tutti sismologi,storici,ingegneri Solo nei visi di donne la disposizione all’attesa di pollini e polveri a sgravare sul fango,a scrollarli via e come dei vecchi sputar nelle mani e riprender la via Si alzano in piedi come per avere misura della tenda,ancora una notte,dentro le femmine I maschi fuori

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Rivolgiti all’aria

30 giovedì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia

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Se mi avessi visto salire 

con il viso alle correnti

-devota- scardinarmi a zero

proteggermi le mani dai rumori

con la testa nascondermi dai luoghi

–senza giudizio- In equilibrio

respirare sul petto della quercia

perché volevo vederti arrivare

come una bestia antica e un figlio addosso

che non arriva a sera. con la lingua

di tutto il mondo -Io e lui – 
Saprai di me, ora, il gesto intimo

le mani e i piedi nel pianto delle cose

impreparate a quell’incontro

Rivolgiti all’aria, alla buona sorte

Stai con Lei. Riempie il suo nome

Il vento. Ricompone la lontananza

L’atto mancato della pelle muove

Il più impenetrabile sorriso

Non abbiamo perso Tutto

se l’anima si piega nel gulag della notte

ed è fatica l’ora di compieta. A restare liberi

con le ali ci innamoriamo

rivolgiti all'aria

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Mudita- Come stai?

27 lunedì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia

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Nel silenzio duro brucia

dietro i vetri d’agosto

il buio andare -le tue ciglia

nere – alla promessa 

dove tenerti in vita

 

Ogni singola trafittura copre

la ferocia Ultima dei nervi

di qualcosa che finisce

in mater dolorosa. Succede ancora

-un corpo dal fuoco-

da avere un proprio odore

–etereo– mi mette sulla via

il Risveglio attraverso l’opaco

la trasparenza d’averti chiamata

Sta tutta lì. nel bordo di grano

(Creatura muta)

Cristallina Dignità di tutto

Il suo abbandono al flusso

come bagnare i fiori  l’acqua

tornava giù da dove ero partita:
c’è spazio.C’è solitudine. Imprevedibile

legame misterioso. Consegna le visioni

attendere niente seduta a sentire

l’attrito. Quello che capita. La voce

che viene immaginata -ho imparato-

So come mi procuro la  sofferenza.

Calmo la tosse con l’orecchio

al suolo. Non soffro più di soffrire
Una pioggia sottile ripete la domanda

” Dov’è chi muore?”. Ripeto e spingo

avanti il muso l’esistenza delle ossa

senza lamenti. Oggi

una donna corre sul posto

– Mudita-  è casa. è Tu

e mi comprende l’inafferrabile gioia

di te l’accogliente postura 

del sorriso dove dimori. L’amore 

non finisce. è spazio

-figlio di tutto- Madre

fino al risveglio.

“Come stai?”

10 agosto 1472

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La medaglietta lungo i seni

24 venerdì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia

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madre, padre, un dono


Poco sopra l’inizio del sogno

– il luogo non è mai preciso-

cucio monete d’oro tra i capelli e Rilke

contro il fianco, mio netsuke, come un’acqua

che mi nutre Indisturbato

incide la parte più nascosta 

sicuro della sera Fino in fondo

l’abbandono. Il rito orale

tra le mani la collana sale

alla bocca la medaglietta, un cuore

il sottile scolpito di un’ostia

stretta- con che pressione

immensa- tra le labbra divino

labirinto la lingua nell’haiku 

diventa consistenza, insieme

battito sfiorare la saliva riempire

le parole dalla base al ventre

 

muoversi :  23.1.63 fissato per iscritto

lo percorro Parto da lì

Cerchi piccoli Un anno dopo 

l’altro, consumando le parole: Ti Vogliamo

Bene. Minuscole per gli occhi

nel lasciarla andare ( a lume spento)

tra il pudore e l’effondersi del giorno

lungo i seni.

Amina alle fonti 

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La curva chiara che forma

22 mercoledì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia

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In atto di madre, un gesto dell'aria


In atto di Madre

Mi sfami

Quel levare la pelle in tumulto

Togliere la macchia della sera

La pena che contiene

Tra le mille che tentano

La perdita è infinita

 

Forse è solo un gesto dell’aria

Sulla parte più nuda del giorno

La curva chiara che forma

Un margine preteso dalle dita

Nella direzione dello sguardo

Seguirti come un odore

Di muscoli nei punti più alti

Lo spasmo. Lo fai con la pomice

aumentando la veglia

Brivido.breve che attende

La luce

per sognare A colori

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Invisibili

22 mercoledì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia

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Si nasconde più veloce
dei nostri passi a  domandare
il desiderio  perde colore dagli occhi
mentre con le mani avvinghiamo l’aria
i sibili tra i fiori della felce 
fanno chioma in cielo
a notte piena
c’è un Acqua grande sulla terra
dove cresce Altro sangue
– più delle parole- esonda
un siero cede in cima alla collina
– le cose viste prima-
fino al tuo balcone
pianta nuda
di questo stare.Carne

 

E se alzi gli occhi là 

Dove pensavi di trovare il buio

Siamo Noi Soli

Per un attimo appena

Fiori di felce

In caduta dal cielo

Petali rossi tra le parole

Invisibili

segno

 

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A doppio cieco

20 lunedì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia

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“Tacita vita, aprirsi senza fine,

sete di spazio che non toglie spazio

allo spazio che il cerchio delle cose restringe,

forma  non circoscritta, senza contorni quasi

e solo interna, stranamente tenera

e che da sé fino all’orlo s’illumina:

conosci cosa che somigli a questa?”

R.M.Rilke Da “La coppa di rose”

angeli

 Il salto dalla bellezza manifesta

all’ineffabile tremendo del sublime

mi farà  soffrire 

 di avere in sorte

celle templari come occhi

chiodi luccicanti da usare sognando

nella raccolta delle offerte

guarire  nella parola ed attraverso

la piaga stessa innamorarmi

“per tutta l’eternità, più un giorno”

 

Riaprire il buco – di commiato –

sulla terra in sofferenza

mescolando l’impronta all’orma del fermento

lo sguardo sudato di spavento

sempre a repentaglio                                             Nell’orecchio

non protetto ad ogni vibrazione

apre le gambe l’anima tracima

come a partorire  lascia  entrare

nel corpo della mente

-a doppio cieco-

un grido cristiano d’Amore

oltre se stessa

139

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Nella stanza dove arrivano i rumori

19 domenica Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Poesia

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la conca del suono, La stanza dei rumori


in orazione

ricomponi la cavità scalza della solitudine

della conca dei suoni a sera

nella stanza dove arrivano i rumori

nella liberazione del riparo

la gravità dei piedi al cuore orizzontale

si frange nella quotidiana profezia

che conta la vicinanza percorribile

a guadare. i dintorni della verità

-tenendo la corda appesa a un cielo

che singhiozza condiviso sulle labbra

ancora umide di miele- si sciolgono

   mentre schiocca nella bocca

soffre l’aria che esce fino a nascere

in un altro fiato suono primitivo

vergine come i rumori dell’infanzia

il profilo notturno appare e piove

ammorbidendo briciole di pane

secche dalle ore lunghe del giorno

 

Resto lì. e so di essere. chissà dove

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Come aiutare un Fiore

17 venerdì Mag 2013

Posted by Amina Narimi in Senza categoria

≈ 6 commenti


Se solo segui con  la mia mano

 il fiore puoi sentire gli  stami

sul finire. Per sostenersi in Vita

?*non c’è più niente da fare..*!

Domandavi tutto il possibile

Per vivere o morire il miele?

Eri così verde ..da confonderti nel fogliame!

Quando mi hai detto che era l’ora

Di diffondere i tuoi semi, lontana

Dalla pianta madre

Si sono fatti polpa i tuoi occhi neri

Deiscenti.  troppo acerbe le mie mani,

chiuse nel tuo sapore,  per il vento-

valve saldate ancora insieme

per racchiuderti-

*Non c’è più niente da fare*

Se solo segui con la mano il fiore

Puoi sentire le gemme lacrimare

Salire le preghiere per la via

degli opposti Angeli Regale

a ritornare a casa, senza spada

Così il doppio nascondersi di Dio

Incrollabile. Rimane. come Corona

la Sua voce ha condotto lontano

il disegno le mani quel Fiore

l’ll coraggio

goccia a goccia da chokhmà a malkhù

nei campi di Luce. i semi. nel grembo

il miele tua morfina

fino a toccare  con la cima il cielo

l’Amore

come aiutare un fiore

a morire. Nelle mie mani

Madre.

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DI SESTA E DI SETTIMA GRANDEZZA - Avvistamenti di poesia

a cura di Alfredo Rienzi

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"Mi manca il riposo, la dolce spensieratezza che fa della vita uno specchio dove tutti gli oggetti si dipingono un istante e sul quale tutto scivola." Alfred De Musset

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La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )

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