Foravo il punto estremo delle dita nella piccola preghiera della notte e l’aria fresca passando dava il suono, la voce dei più cari, gli invisibili, salendo oltre la fronte, come un’albera.
Dove incidi la confusa e sempre tua primissima compagna del silenzio canta il fremito commosso che ci sposa, alzando la spirale fino a casa il giubilo che duole, la concordia.
Nella tana naturale dei miracoli Nina torna col capo fiorito, poi accende tre minuscole fiammelle, per parlarti, sotto i rami dell’ulivo fa un gesto ripetuto con le mani , di chi si passa l’un l’altro delle cose –
eppure sembra sola fra le piante ai miei occhi, che si fanno chiari- portando a nozze la cenere _______ e il salgemma.
Rimane colmo di noi il viottolo intorno all’azzurro e al lungo cammino la maestà dell’inverno.
Di quel poco che avevamo sulle braccia, inventa un nome tu che non torni via dal viso che porti nelle tasche dei bambini e le stesse rondini di Braque fioriranno i capelli per il cielo per diventare alberi e ginocchia ventri circondati dalle orecchie.
Nel passaggio faremo nuova luce sull’acqua che si adama con il sangue, posando nel midollo un pane bianco col nome del sorriso degli sposi.
nella notte ardente di una stella-chimera
ascoltavo i venti che mi soffiavano nelle vene
mosaico indaco nel segreto del mio sangue
oh Terra, mio ricordo di infinite fioriture
geroglifici del tempo scolpiti nei miei palmi
ho allungato le mani nella loro nudità di carne
e i sogni MI hanno inciso il loro mistero nell’anima
O Terra, mia luce verso i vasti orizzonti
So dove sta l’introvabile,
e lo so perché un giorno mi sono perso,
perso nelle nebbie e ombre della malinconia
e lì si è fatto trovare,
accanto a un pozzo retinato di sole.
Allora, direte, che introvabile è..
È che da quel giorno ne ho le tasche piene
ne ho riempito tasche e taschini
e lì è fiorito, svelato e senza ombre
vestito di nuovi colori e pelli,
nuovi orli ai pozzi.
( Creatura delle felicità di respirare la parola fatica a nascondersi al fiato e presa dal soffio, l’aurora verbale rilega il silenzio al biancore dei campi di riso immaginari )
Per quanto tempo si videro ancora nel fiore perfetto; ciascun gambo, era un dito, un dito delicato. Fu certo il mormorio di un invito a rendere il sonno più dolce e nel suo andare da pastora si mostrava la chiarezza di una polvere impalpabile sul viso – non il dittamo o un pianto solitario, ma covava le sue ali camminando un mescolio di pace, se cantò per la nidiata e la foresta- fra gli olmi, sempre sposi delle acacie, e gli oleandri, delle giovani cipresse, sotto i ginestri invece riparava le antiche sepolture dall’oblio, con piccoli roseti per ognuna.
Cadeva la sera, le svelava i nascondigli degli insetti il mistero della vita del magenta e lei spariva, come fa il colore, fra le spighe mature del racconto, incantata nella bruma del velo grigioperla della barba-
che lasciava trapelare dal respiro il soffio ancora tiepido di un bacio, quando reca in sé, nel movimento, il riposo più lungo del sorriso.
Ti sei imbattuto in qualcosa che c’era da sempre, o l’hai inventato tu, nella voce, il lamento, la musica di una preghiera, un bambino nello stesso Dio – quieto e sereno? Io credo- se fecondo del bene hai preso la forma di un fulgido sole bello come la luna, se il tuo lupo col muso d’argento è giunto senza miracoli all’odore di un uomo che ritma la vita, distendendo le gambe feroci all’infinito verso di te.
Io credo ai tuoi piedi ubbidienti al più sacro degli acconsento che fa alzare lo sguardo che danza mentre si aduna alla luce.
Sai dell’odore che babbo faceva quando tornava dal sole, di buio celeste e clorofilla- un mangiatore di luce, pieno di cose da dire- e le cime delle tue dita vanno a finire in candele per dare riparo a tutta la pioggia che gli occhi hanno messo da parte.
"Mi manca il riposo, la dolce spensieratezza che fa della vita uno specchio dove tutti gli oggetti si dipingono un istante e sul quale tutto scivola." Alfred De Musset
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When the green woods laugh with the voice of joy, And the dimpling stream runs laughing by; When the air does laugh with our merry wit, And the green hill laughs with the noise of it.
La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
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