È solo umano, dici,
separare i vivi e i morti,
solo umano.
Questa la trasformazione?
Imprimersi la terra dolorosa
e divenire quelle api trasparenti
che posano al riparo il latte d’oro
dalla perdita?- La casa e il fontanile,
la baracca per dipingere di babbo,
la cassetta per i merli ai ripostigli della neve-
L’amigdala dei padri è nostro mantello?
Il vaso umano il frutto e il grappolo,
la speranza? Ti ho lasciata andare via
proprio ieri sera, e tu
sei tornata indietro, in una notte,
come quell’amica alla radura
portando in mano doni antichi,
dal di dentro. Sul tuo fiato
trema, la mia mano, più vicina
al piccolo seme ridente-
se il caldo del sole
che avverto in preghiera
è il mite fruscio di ogni radice
il peso dei passi alla fontana,
le piccole ombre ricche di voci.
Ubbidiente al bruno splendore
della tua forza,
al mantello nel vento
della tua lamentazione,
sprofondo,
nell’infinita richiesta di questo silenzio,
e respiro, respiro
come una foresta appena nata.