Accade che suoni lontanissimi
rimbalzino davanti tra le cose
una tempesta eterna dell’anima
-una delle meno conosciute-
serra di leggende di miraggi, ma
se gratti la terra dell’oasi se raschi la pelle
per tenere l’emorragia se appena cuci i lembi
coi tendini dei salmi sotto più a fondo le ossa
sono ancora viventi le colate di ghiaccio
hanno trine negli occhi e boschi di pioppi bianchi
tra le gambe azzurre laghetti di balene
minuscoli pastori Noi viandanti
umidi pascoli tra le mani
cespugli spinosi per corona
sotto i piedi del mondo nel punto più a sud
dell’anima c’è un Luogo senza memoria,
una pelle che fa ruotare lo sguardo
dai gesti miti, un linguaggio sottile di tenerezza, là
dove si conduce il fuoco nella canoa
al nuovo capanno, per la festa dei fiori
di lana cantando l’amore delle balene,
quando il rombo del fiume diventa assordante
e le stelle tinte dal nero del Silbaco
l’uccello canterà più forte ay ay mama… ay ay mama
facendo sorgere l’albero nell’orecchio
le radici nella mente
la chioma nel cielo intatto dell’anima
Io posso solo danzare portandoti un fiore spontaneo
per ritrovare l’Ombra dell’Uirapuru
tu puoi sentire avverarsi un desiderio
caduto per sopravvivere un sogno?