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acqua, Alef, asciutto, Bet, bocca, Fabienne Rivory, fiume, lingua, ma, madre, mi, Miryam, ostia, pane, sale, scintilla, scrittura, umido
-L’asciutto contiene l’umido
La roccia contiene l’acqua
L’Uomo nasconde in sé un Dio-
Sulla fronte azzurra del ceppo primitivo,
ti poso, col silenzio delle vesti,
il segreto del primo fiore, senza necessità
di capirlo, sull’assenza che ti sgorga dentro
al seme nudo delle fontanelle,
lo sguardo intatto, dove si uniscono le cose
l’ultima volta, alla fine dei sentieri,
i segni di un amore
nella bracciata profumata
ti consegno il fascio più maturo,
fiorito di fresco dal mio cuore
con le ore luminose, la corona
dove palpita la nascita
di una vita che si leva, col nutrimento sacro,
nella follia di una croce,
nella manducazione dell’invisibile.
Nessuno sa, nè l’argilla o la pietra,
che servono da segno, raccontano il mistero
del dono divino, un velo sollevato
scopre un altro velo. La Bet è posta,
nella casa aperta, sulle stele di Mesha
tutte le sorelle danzano
come pietre luminose
La scrittura è una luce nella notte
che ci salva,
verbo_crocifisso da semi nomadi,
che nel deserto grida il Nome suo, ciascuno
a divenire Lui . Nessuno potè sentire allora
la lingua umida nella tunica di pelle,
quando cogliemmo dei mattoni
come figli al posto delle pietre,
ognuno recante solo una scintilla
Padre dell’Uno, asciutti fino a Pasqua
quando bocca a bocca s’incise in alto
l’incontro delle grandi lettere,
con le piccole del basso. Fino al cielo
il traforo è compiuto, e ci tocchiamo
cantando il pane nella linguamadre
con il sale di Miryam, unendo il mī col mā,
il vento ci porta in bocca l’ostia,
fino all’acqua matriciale, che scintilla,
sulla fronte azzurra tenerissima,
dove nasconde in sè un Dio.