Saliva celeste come un ricamo
dall’altro lato della sua vita.
Saliva lucente insieme alla medica
con grazia leggera con piccoli inchini,
alzando il polline di una canzone
e le dita infantili, in una preghiera.
Ora che l’albera, quella più antica,
nasconde il cielo, con le sue fronde,
non c’è un solo punto che lei non veda,
svolgendo il rotolo, tutta la vita-
il vicino_lontano e il lontano_infinito,
quando si leva, al chiaro, la voce,
quando ritorna, prossima a sera,
sulle corone delle ginocchia-
con lunghi respiri sul primo taglio
illuminando un luogo preciso,
tra il labbro di sopra e gli occhi neri,
come fa un verbo, quando è al suo posto
fra le parole, del ringraziamento.