Le perle azzurre non raggiungono riva Un’ama piange ~ ~ ~ È solo l’alba Sfiorita ogni rosa prima del sole ~ ~ ~ Come sprofonda in un mare impotente ogni radice! ~ ~ ~ Mille occhi spenti sotto il cielo stellato in fondo al mare ~ ~ ~
Così raro vederla alla finestra. Nulli i suoi piedi, i polsi leggeri di chi tiene l’inferno per sé e dona agli altri la luce il passo di chi è tornato a casa – tutto raccolto nel lieve tremolio di una lampada compagna della soglia –
appena il sottovoce di un adagio, la sua grazia, segno puro e nudo di una mano bianca, tra nota e nota, nel ritirare dal freddo il suo plumbago.
Se la più debole delle radici la trattenesse – uccello dell’anima – come a una chiamata la risposta all’indaco sarebbe un solo : eccomi;
un dire per l’ascolto un volto che prega di rifletterne un altro nella polvere del pozzo invisibile al suo principio.
Nelle radici si fanno grandi i figli,
ma quando si ritraggono nei tronchi
qual è il nome per la madre che rimane
a sentirli ancora tra le fronde?
Se dire mani è dirle aperte a grembo,
in quello spazio loro stanno passeggiando
come altari rasoterra, e benandanti
sull’impronta del più piccolo respiro?
La sillaba mancante è l’architrave
del perpetuo tacere una parola,
se fedele all’invisibile ritorna-
piccola abbastanza non ancora
da sostenere tutta la sua luce.
Una strada sottile quanta calma nel petto che rischiara dove i nomi hanno mesi bellissimi, che crescono seguendo la via lattea
tra le ali e gli alberi dell’anima.
Sono petali bagnati di visione,
con la parola aperta delle cime,
dove dentro vi corre quel bambino,
la sua mano aperta, con la rosa,
le sue gambe, che spingono nell’aria
lo scatto del respiro, nel salire,
in cerca dell’uscita, tra le cose.
E non dura più di un lampo
nel morire
la tragedia della giovane paura,
tra il bosco ed il suo viso.
Poi la musica soltanto, la più viva,
a quell’ora lo incorona, e va alla gioia,
oltre i margini segnati, in un istante
toccando, col duro della terra,
il ricongiungersi al fantastico dei passi.
Col moto delle lucciole sui piedi,
è un viaggio che mi porti,
in un gesto, trattenuto, come sacro,
qualcosa tra le mani, che si bagna,
di ritorno, con la tua saliva lenta,
per toccare, dove non si vede,
il polso quieto di ciò che sta sul fondo-
nel ruotare delle ossa, con la forza
che annida tutto un cielo dentro al seno,
dove cresce la tua pianta. Come mondo
mi hai offerto un largo d’aria,
nel buio lucido e ospitale dove noi
è veramente nostra sposa,
ora che sa come cadere
ai piedi del suo piccolo padrone,
nel profondo bambino, dove andiamo
ripetendo, ad occhi chiusi, sono insieme.
Viene incontro, in cerchi che si allargano
per radici silenziose, come calda,
la nostra mano, nell’intimo,
cercata,
tremolante di luce ci rivela
bagnati di terra, a lungo, e da vicino,
con le braccia larghe di un mare benedetto,
di essere ricevuti, come isole.
"Mi manca il riposo, la dolce spensieratezza che fa della vita uno specchio dove tutti gli oggetti si dipingono un istante e sul quale tutto scivola." Alfred De Musset
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When the green woods laugh with the voice of joy, And the dimpling stream runs laughing by; When the air does laugh with our merry wit, And the green hill laughs with the noise of it.
La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
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