Un angelo ci serve, e ogni notte,
come un osso leggero ama volare
alla festa degli azzimi e le rose,
per offrire la prima comunione,
dove gli uomini riposano le mani.
Ascolto il riso che rinnova l’acquaviva
di quel messia che serve capovolto,
come un diacono radioso, alla sua mensa,
i prescelti, divisi fra domande
su chi fosse il più grande dopo lui.
Quanta tenerezza, in ogni angolo,
ai piedi del suo credo, per gli amici.
Simon Simon…quanta fatica
per farti diventare il nome Pietro,
e quante suppliche per scacciare il divisore
che ti vagliava, come il grano;
la fede è una cordata, anche per Dio.
Ascolto il batticuore, quando prega
come una madre, per la fede di suo figlio,
e che confermi, nuovamente, i suoi fratelli,
convertito. L’ascolto quando supplica
di armarsi di una spada, e per la stessa
di vendere ciascuno il suo mantello-
così prezioso che anche dato in pegno
veniva reso al debitore per scaldarsi
ad ogni notte. Ascolto come dormono
i compagni, sfuggendo dal dolore,
mentre un’ombra si allontana tra gli ulivi,
come, a un tiro di sasso, si inginocchia-
ripetendo nel deserto a un filo d’arco
il grido della donna al suo neonato-
E’ l’agonia, la vera lotta per l’amore
del sudore che gli scende dalla fronte.
Non è l’Adam quell’uomo
che raschia sulla terra,
e il rosso del sangue, che lei beve,
non è forse di Abele, suo fratello?
Dove sei stato? Solo questo conta,
domandare : dove sei.-
Tu li hai svegliati, quando Giuda era vicino
al segno pervertito, che colpiva,
senza spada, l’alleanza con un bacio.-
L’ultimo sguardo di quella notte estrema
è stato per il giovane Simon-
l’ultimo appiglio tra gli affetti, rinnegati
a una ragazza senza nome per la via,
rubando, oltre al futuro, il suo passato-
più di quanto lo possa un tradimento-
col suo sguardo dialogò, l’ultima volta,
fino a quando non divenne il nome Pietro,
in mezzo al pianto, mentre lui spariva
verso il sinedrio che mutava le parole,
e da Pilato, con il suo nuovo amico,
che gli pose quella tunica vistosa,
quale re, dimenticando la giustizia.-
Padrenostro, chi c’era alla salita?
Se a uno straniero fu ordinato di seguirti –
con le stesse tue parole per Simon-
ti seguì, fino alle croce, col suo nome
e le tre donne appena in lontananza
tra la folla di lebbrosi e prostitute.
Ti sei voltato, per il rumore sopra il petto
di tutte quelle peccatrici, oltre le mura,
con le parole della profezia. Sei giunto in cima
chiedendo ancora tempo,
e nel tempo del perdono sulla croce,
di nuovo satana ha tentato la discesa
del tuo corpo, come un tempo sul pinnacolo.-
A scendere è stata l’ora sesta,
improvvisando il buio dentro al giorno
sconvolgendo la natura per tre ore,
fino all’ultima consegna del respiro,
che ha portato il nuovo Adam
a compimento.
Mi fermo su chi guarda gli occhi chiusi
di chi ha reso l’anima, Gesù:
il centurione, e una folla di spiantati,
i conoscenti, le donne e quel Giuseppe
del sinedrio, l’obiettore di coscienza,
che prese il corpo e lo raccolse nella sindone
posandolo al sepolcro. Il giorno dopo
è già sabato a quel tempo di Gesù.
Di Gesù è il sabato dolcissimo
per entrare nel ventre della sposa
che stava preparando i suoi profumi ,
per il passaggio di quel soave odore,
delle donne sul corpo dell’amato;
nella pasqua è già domenica, al tramonto,
se le stesse, testimoni della morte,
lo vedono nel vuoto – del risorto
credere è vedere, amore mio,
accompagnando l’amato dove muore-
hanno tanto camminato insieme a lui,
per servire come apostole l’annuncio,
ricordando agli increduli che un Dio
è sempre nuovo nei doni che ti offre-
così alla coppia dei discepoli per strada,
che riflettevano sulla fine della storia-
troppo giovani per ricordare la promessa
tramandata dai profeti, il compimento-
eppure si è accostato, giungendo a casa loro,
spezzando ancora il corpo sulla tavola,
lasciando agli ultimi il riconoscimento.
E poi sparire-
non prima della supplica al suo Pietro,
con le mani e con i piedi di un amante
che rimane in carne ed ossa fra il calore
delle membra- Non credeva
stupefatto per la gioia..!
Finché le labbra ripresero a mangiare
la sua pasqua benedetta con lo sposo.
Hai dovuto amare così tanto
per farci camminare come al buio.
Ed ora,
dopo tutti questi anni,
sei tu
l’accanto che vediamo
nell’angelo ogni notte,
che ci serve?