In tutte quelle cose c’eri tu, dentro le case,
come sul petto dei devoti, proprio al centro,
mentre salivo con il corpo la montagna,
sulle spalle scintillanti per la pioggia
si schiudevano tutte le persiane,
nel sentire che davvero piove
quando scende la Madonna su Bologna,
e vi penetra un’immagine:
-con chi vedi la prima luce, tu,
con cosa spingi il buio, fuori dal balcone,
con gli occhi soli o tutto il corpo insieme?-
Alzale piano, le tapparelle, amore mio,
sono gli occhi delle case e benedetto il giorno
sia, nel movimento impercettibile che amo,
di quella leggerezza nelle celle,
mentre sul bosco, io, spingo fuori il seno
con le braccia unite alle persiane.
E’ la storia che risale dalle spalle
dell’aurora e prima ancora all’alba
annunciando qualchecosa che s’insinua
lentamente
nel chiarore ineludibile al risveglio
un balbettio appena un’ombra della luce
che produce un segno. Fra tutte le fessure,
è da lì che passa la bellezza, e gira,
nel momento privilegiato del respiro,
anche se è una cosa di un istante, come noi,
e prima che compaia sul tremore delle rose,
quel sorriso, la linea dell’aurora
che scaglia tutto il buio in fondo ai vasi.
L’alba assiste al sogno, e tu lo sai-
prima ombra della luce-
penetrando negli occhi senza lotta
sembra offrirsi, lasciando solo un mormorio
dove germoglia come un seme sconosciuto
che forse, solo a notte, senti palpitare,
quando per un voto si produce nel silenzio
come il frutto della nostra profezia,
celebrando le sue nozze con il sole-
e una lingua impregnata di colore
di canti nascosti, nella sua radice,
nella voce primordiale- fa l’aurora..
come l’erba e i tulipani del giardino,
quando cercano la luce, nella loro debolezza
come a un’acqua unica si volgono
Se col petto unito alle mie braccia,
se spingo piano le persiane,
mentre alzi lentamente gli occhi-
da lontano- confondendo l’alto con il basso
veniamo insieme col mattino, poco a poco,
abituandolo a parlare, come l’alba con l’aurora,
ci congiungeremo nell’annuncio della luce,
nell’invincibile unità dell’infinito
saranno parole sacre le nostre voci,
sui balconi, e un cuore la tua mano
che scava un vuoto tra le spalle e il viso
colmandolo di fiori. Sopra i piedi nudi,
quando prendo il buio, di ogni sera
non ho più paura,
dove sono il tuo cuore e le tue mani,
se, chiudendo al seno le persiane,
ora guardano i tuoi occhi, dentro.

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