Posammo il nostro nido in una piega dell’Apennino.
A tale distanza dal mare le piogge sono tempeste d’acqua dolce.
La madre di un pesce affida il suo uovo all’oceano,
un insetto trovo un luogo sicuro per schiudere il piccolo
morendo appena ha deposto l’amore.
Mi avevi mostrato che i figli dell’uccella persino al centro dell’uovo sentono i colpi vivi dell’aria,
che per un lembo appena raffreddato nasce un piccolo senz’occhi,
e per ciò la regina dell’aria si fa muta sulla sua tenera pietra,
si strappa la lana fino al sangue rivestendolo della sostanza del dolore.
Ventre fatale
sai che nel sonno divino tuo figlio raccoglie il respiro
e appena ti rassomiglia fende il muro si screpola, si libera per te.
È questo il tuo respiro? il canto
che ascolto della tua pelle invisibile?
La gioia?!
Fisso sull’albera l’uccella che non c’è nel suo capriccio di colori a capo fitto nel cuore del fiore;
tu sacerdote della luce nell’asilo di luce –
dove tutti sono accolti dove tutti sono benedetti –
là dove si ama
nuda come steppa
mi offri la vita.
Nuda come steppa
07 giovedì Ott 2021
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