Al suo posto esatto c’era la luce.
La morte si vive, e come un sole
si porta nel più profondo di sé
lo strazio immenso, che diamo alla luce,
la stessa madre quando si apre
e perde il suo sangue meraviglioso.
L’ osso fedele
_______________ è ancora la luce
della bambina con le giunchiglie
nella foresta, che adesso riposa.
Tu veglia il suo corpo. – Ci vorrà molto bisso ?
< Non occorre saperlo. Rimani in cammino.
Con la tua voce e la mano guarita
l’alba, che il canto diffonde, rischiara
ben oltre ogni sole.>
Sussurrerà nell’orecchio più debole
dove ci sta conducendo la danza?
Lo so che i bambini sanno i misteri,
che viene un angelo, prima di nascere,
che pone un dito sopra le bocche
lasciando a ricordo di quella sillaba
un piccolo seme. Tra il naso e le labbra
sfioro il contorno, mi tocco, sprofondo,
ma quando saremo, dentro la runa?
< Spazzando con l’anima davanti alla porta
del nostro amato, diverremo l’amante.
Una farfalla con l’anima anziana
sussurrerà nelle orecchie più giovani
dove ci sta conducendo la danza,
ogni punto di luce delle sue ali –
dirà che un tempo toccò lievemente
la fiamma, i suoi bordi, per poi gettarsi
con tutto il corpo nel cuore profondo,
in volute dorate, nella danza aurorale
sui petali rossi e unirsi vermiglia
per bere il calore dell’antica parola-
nell’identico istante dell’ultima foglia
dell’ultimo albero al proprio posto
versando alla terra lacrime folli.
Saremo le spose di quel sorriso
dagli occhi immensi che dice: mi ami!
finché divenga una trina sottile
che lascia passare tra i vuoti la luce,
affidandoci un corpo, solo e leggero,
per il girotondo fra le giunchiglie
dove i più piccoli danzano nudi
a mani aperte, aperte a grembo
permeabili al canto
dell’uccello intravisto
sui triplici fiori del nostro lillà.
Immagine bernard Ndichu Njuguna