Metto il fiato nella ciotola
e cinque rune,
lo chiudo con l’orecchio, faccio il buio –
la mia vera fronte sulla spalla
Aspetto l’eco, una dopo l’altra
le parole
“Come legni per il fuoco
per salvare qualcuno – nella bocca
per scaldarsi ancora ?” chiedi
L’Anima diventa carne
oltrepassa qualcosa
che puoi vedere
da dove era partita, in basso,
luci speciali
s’incontrano, ogni sillaba
è un angelo
la voce limpida che torna
che ripete calma
Credimi , se puoi
per altri occhi
-l’irraggiungibile non è mai in alto-
scriveva Marina Cvetaeva a Rilke –
Ferma
senza morire io
ti sento camminare
arrampicare i muri del santuario
per venire sul mio viso
e ancora fiato
per chiamare…
fare spazio l’odore umano
lasciando qui il mangiare
dove si versa della luce rara
i desideri che l’hanno preceduta
–splendore inintelligibile. Crudele assenza
sposta il limite al dolore
e non fa più male il Nostro luogo
quando vola via col cuore
dal cerchio della ciotola
come un pastore torno
nella casa illuminata
da miofratello
per altri occhi. Credimi
se puoi.