Col vestito nuovo di febbraio
mi scrivi che il Fuji si è velato
coperto da petali bianchi
di una nebbia tranquilla che splende
con lacrime di venerazione
ne farò un rifugio e con la luce
vaschette per gli uccelli e per i fiori
che tra le mani fradice si spingono
nel vuoto di una nota musicale

è una poesia di cose -che tu incarni-
l’apparizione breve che ti vede
scomparire in loro, e nel riflesso
sarà come mi seguisse il sole
sui vestiti neri
per avere camminato nella pioggia,
per sapere anche nella nebbia
come i rami innalzano preghiere,
coi fiori rampicanti sulle braccia
che sanno della mia consolazione
Hai il fiato di un bambino quando scrivi
con la luce dentro gli occhi di un uccello
colano i tuoi semi sull’inverno
si attaccano al futuro, facendo pieno il cielo
dell’ombra sacra che respira come l’erba
nell’anima che cresce la nostra prima pelle
di futuri bambini e di antenati-
correndo come cavalli come stelle loro
si fanno caldo insieme
con le braccia di quattro madri
Mi domandi se sento ancora l’odore dell’inverno:
–toccami– cadono solo più foglie oggi,
ma se nevica, se piove , per la candelora
le mani diventano un pozzo di calore
Da qui muove la luce le radici – guarda
sul vestito di lana di febbraio,
come i rami finalmente si avvicinano
offrendo al vento i loro seni nudi.
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