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Presi parte al suo corpo silenzioso –
con la schiena incurvata nel lavacro
girava le sementi con un braccio,
e una mano posata a trattenere
i seni ancora gonfi per il latte –
nel più semplice disegno di unità.
Cominciava dalle orecchie la sua storia,
premendo con il verso non formato
sull’esile membrana del risveglio,
la carezza, percorsa dallo sguardo,
sui muscoli, le ossa, infine il soffio,
con il tratto- già presente nel suo cuore-
di chi alza una spirale e si trasforma
per fissare il colore nella pioggia.
A memoria nasce intatta la visione –
hai mai visto una lepre quando inarca
la sua vita contro il rosso della sera?
non il semplice contorno di una forma,
– in piena regola sarebbe un tratto morto-
la corrente che la muove, la prolunga,
l’attraversa, poi scompare – questo dico,
un chicco di orogiada che germoglia
nel polso chiaro e vuoto di un bambino,
penetrando le sue dita con il bianco.
Per giunture segrete la splendente
riverbera l’anello del creato –
confondendo i sei colori dell’inchiostro
la montagna, inchinata come un mare,
con le onde, divenute i suoi alpeggi-
la veste, e nel pieno della luce
l’arcobaleno che si mostra
si consegna,
tra il venire e lo svanire fra le mani,
dove scende ancora mondo sulla carta,
e d’improvviso sorge qualcos’altro.
Disegno Antonella Schiralli