Credi davvero che l’uomo, da solo,
abbia inventato la ruota e gli attrezzi,
o le ceste intrecciate? Lungo i pendii
rotolavano pietre e i pettazzurri
tessevano nidi prima di noi.
Forse entrò un angelo, un antenato,
da un’albera o un orso, dentro la vita
posando un’immagine, al centro del cuore –
la più duratura -poi piano scomparve
dietro l’amato mistero di Huldra.
Fu come un’aria nel pane che lievita,
un fuoco che illumina un punto preciso
tra la mano e la pietra che viene scolpita?
Io credo al sigillo che abbiamo impresso
tra il labbro di sopra e la conca del naso,
al lento inchino di un vento sottile
che tenne acceso il lume votivo
tra il volo dei pesci distesi nel cielo
e le uccelle bagnate dall’onda del mare
dove i bambini, nostri gemelli,
scesero in cima alle ultime voci
con una lacrima, sola e perfetta,
restituita agli occhi chiari.

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