Basta un nulla per vivere, aman,
e cammini assorbendo la luce
di un minuscolo astuccio di vaio,
rilegato dal capo alle mani –
tefillah per le preghiere.
Mangeremo chicchi alla morte,
con le labbra in un piccolo chiostro,
che sostiene altri mondi,
in scintille;
chi le ha viste adagiarsi e volare,
per quel poco di tempo più lungo,
fra migliaia di ossa e di resti,
assegnavano un posto a ciascuno,
e ciascuno suonava una nota
fino a quando si sono voltate
con la grazia leggera di un canto,
scomparendo per piccoli inchini,
verso il più grande amante,
nel sole.
( La forma causativa del verbo “aman” in ebraico significa “fare stabile, rendere sicuro, rendere fermo” da cui deriva il senso finale di “prestar fede, credere.)
Non fai altro che nascere ogni giorno svolgendo e dilatando la mia vita ti scrivevo con la cenere negli occhi
se per sempre metto insieme i nostri nomi amina con aman e poi narimi;
anche adesso che negli occhi fa la neve, bisbiglio siamo salvi, al posto giusto, che attraverso corre ancora quel bambino, col respiro più pulito che conosco
se i nostri nomi antichi messi insieme si pronunciano col suono di domenica.
Tu camminavi assorbendo la luce,
doppia, solitaria,
in minuscoli astucci di vaio
legati al capo e alle mani-
culle di fiori, ho creduto,
tĕfillīn per le preghiere,
più tardi- אָמָן,
mangiando chicchi alla morte
come si guarda un bambino.
Per quel poco
impiegavi tutti i tuoi fili
sospesi nel vuoto-
le migliaia di ossa, i resti dei pasti,
i pezzi sottili d’avorio
imbevuti della sostanza segreta,
le molte aperture-finestre
e le volute, ogni Voluta,
da appoggiare nell’aria .
Sapevano andare, sebbene ciechi,
con labbra dolci nel piccolo circolo
dove un colore più intenso
reggeva altri mondi in scintille;
li ho visti adagiarsi e volare,
sul silenzio della tua festa,
nella parte cava della follia,
verso il grande amante sole..
Sapevi che avrei annotato figure?
assegnando un posto a ciascuna,
col valore musicale di una nota
insieme tutte si sono voltate
con la grazia leggera di un canto.
Affondavano lente,
per piccole vertigini,
in un profondo inchino.
Sono venuta qui, a danzare, alla pieve del pino, oggi che il vento è così forte
Grido e annuncio
le rondini oltre il fiume
Vespro e alba
Abbiamo il sonno leggero di un uccello,
nell’allevamento degli scriccioli fatati,
la memoria delle nocciolaie.
Becchiamo insieme frammenti
di rotola-campo sul selciato
poi come la berta, la minore,
trascorriamo tutto il giorno a mare
e passeri corna_bianca per la sera
sappiamo ritrovare la casa
Tu con la narice del sole
con la sinistra, io, l’umida-lunare
Ricordi aman? m’insegnavi il rumore dell’oceano
tra le correnti d’aria
le frequenze dei canti delle balene.
Ed ora al mormorio degli stormi
quando sorvolano tutti insieme lo spazio
sopra il posatoio
uniti e ordinati come cristalli di fiocchi di neve,
Il nostro corpo nero in un’ombra sonora
si accende di rosso o di blu.
Conducevo il bestiame ai falò,
nella casa del toro,
il grande cervo alla sua sposa.
Mi portavi dentro maggio,
con le bacche di ginepro e di lillà
nell’orifiamma impuro della chioma,
e, aprendo il grembo dei colori,
penetravi con audacia,
palpitante di io sono
Aman
Se tocco con le ceneri la bocca,
così limpida diviene la memoria,
e la voce rifiorisce dalla terra
mangiando il vino più profondo del pensiero-
il femminile cinge il forte
verso l’osso,
per andare al centro della rosa
rompendo il guscio al mistero dell’estate
-Nella casa del pane occorre fame,
come linfa dopo ogni regressione
nell’occulto dell’ inverno. C’è un Sabbat
nella partenza di Beltane,
che anticipa l’aurora:
da un’altra altezza si può amare
prendendo ancora il volto
che avevamo.
"Mi manca il riposo, la dolce spensieratezza che fa della vita uno specchio dove tutti gli oggetti si dipingono un istante e sul quale tutto scivola." Alfred De Musset
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When the green woods laugh with the voice of joy, And the dimpling stream runs laughing by; When the air does laugh with our merry wit, And the green hill laughs with the noise of it.
La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
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