Sa come aprirsi nell’inferno
il canto degli angeli che amiamo
muove l’aria ancora e cova un fuoco
dal goccio di saliva tra gli spari
risalendo lungo il pozzo un fiato caldo,
oltre le catene dei guardiani
contendenti la conchiglia dei midolli,
per raggiungere la gola e dire ancora
la morte è troppo poco per sparire…
con le ali ripiegate del ricordo
apriremo la yurta in fondo al cielo
leggendo sul labiale il nostro nome
saremo una farfalla dentro il fiume
stretti dal fango per ricominciare
costruiremo nuove scale con le mani
da uno strato di pelle con l’argilla,
per alzare ancora con la penna
lo splendore del grano e in pieno sole
per l’unione delle forze canteremo
un ederlezi come fosse il suo natale.