Vi scrivo da una cella silenziosa senza quasi un alito di vento per riparare la mia sposa dai rumori. Nel movimento delle mani è già un domani, e il suo grazie, nella notte, è il vostro nome.
Che tutto accada ora come vuole ricadere il tempo nuovo. L’amore non può chiudersi, come impara a fare una ferita;
la morte piccola, che ha preso l’anno vecchio, è il nostro frutto, in cui ha avuto amore, e quella grande, che ci portiamo dentro, è la sua luce, che va bevendo il succo.
Buon Anno a tutti di bellaluce di acquabuona negli occhi
È una tinta Silvana che mangia la morte
ogni volta che leggo una tua poesia
alle stelle selvatiche dentro le rocce
al buio dei bimbi nei buchi degli alberi.
Nulla è più vivo di chi rinasce,
come sporgendosi da una parola
e una consonante, una i, per esempio.
A te che conosci ogni mia voce,
sull’imbrunire, con la silenziosa,
che retrocede per andare in avanti,
ti ho domandato come sostenere
il ripostiglio dell’acqua dei fiori
per non smarrire sotto le foglie
il lungo esercizio della raccolta.
La tua parte invisibile si è fatta prossima
con una bambina dentro la gola –
Quella bambina – con le giunchiglie
portava il dono del nascondino
ai vecchi tronchi che hai tagliato –
riempiendo di cura i miei polmoni
con la forza dei muscoli, i tuoi, e il calore
del gesto che ha salvato tutta l’acquabuona.
Non ho visto mai danza più bella
del tuo essere, immobile, ai fianchi
nè un riso superiore a quello sguardo
disteso e profondo che avevi, il perfetto
fra le mie mani, ancora più piccole –
Un velo di Ninive copre gli occhi
sulla strada della nostra samaria,
forzando il mio respiro nell’apnea,
nel frangere di sassi il grano nuovo
che ha diviso il sangue dei fratelli,
partorendo sale nero. Intorno al pozzo
con altri occhi, e altre mani lacerate,
mi fermo a ricordare il girotondo
che ci ha cresciuto insieme. Nel deserto
come un morto appena nato, io ti aspetto
dove è imprevedibile l’incontro
e solido il silenzio, dove prego,
quando il passo ombreggiato che ti annuncia,
come seguendo orme senza suono,
rende questo luogo smisurato
il più intimo e privato, alla mia vita.
Con la semplicità di un sole apparso
spezzando la mia voce , mi domandi
con le parole più corte che conosco: dammi da bere, ora, mia sorella.
Dammi da bere- ti rispondo- sono vuota
fra la polvere di casa, sradicata
con un grido in mezzo al petto, sono sola.
-Tra le stesse consonanti le vocali
luce dopo luce sono nuove
e ogni coppia è la rivelazione
che ripetere è il trapianto dell’amore-
se nell’attesa più profonda siamo acqua
che ritorna nella brocca, coniugando
il mareamaro di un dolore cristallino,
dove posare il capo ed una tenda,
nel sacro cedimento e l’abbandono
del corpo, consegnato al proprio sangue.-
Nella quiete del sorriso ci spogliamo
di ogni sicurezza- andando nudi
con la stessa tenerezza di un bambino
che respira nella pancia la domanda
da portare sulle labbra- la sua sete-
di buona compagnia e benevolenza,
che nella muta si trasforma al dito
per fare dell’incontro gli sponsali,
delle nostre debolezze il testimone
che tiene in mano la ferita, che ci salva.
Con il dono che attraversa gli assetati
diveniamo quella casa smisurata,
una fontana d’acqua, il cedimento
del respiro nella mano, il sonnoazzurro
che ci accarezza il viso, che ripara
con altre acque il pozzo benedetto.
"Mi manca il riposo, la dolce spensieratezza che fa della vita uno specchio dove tutti gli oggetti si dipingono un istante e sul quale tutto scivola." Alfred De Musset
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When the green woods laugh with the voice of joy, And the dimpling stream runs laughing by; When the air does laugh with our merry wit, And the green hill laughs with the noise of it.
La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
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