Nove febbraio
Quinto nodo all’albera
del mio papà.
C’è stata una ferita,
ora c’è intimità.
Fa notte e lei trema,
vista di spalle,
ma prima degli occhi ricuce
le cose quiete –
il miracolo di ogni dolore.
Non entra il vento
nel mezzo punto
non scompare la pena.
Più avanti, molto più avanti,
una radura di neve
è il dorso della sua mano.
Le sue dita sono forate
e i fori danno un suono
fra rettangoli azzurri, confini viola,
i fiumi sono fili
sul bianco.
Dà pace guardare.
Piccoli gruppi di tuniche azzurre,
radunate come pesci,
tutte in fiore,
sorelle con cappucci d’oro.
Un obbedisco copre il suono della voce
fra i coralli.
Si cammina per ore
in piccoli passi
la metà del cielo è superata.
Nella manica è scesa l’aurora.
Quinto nodo all’albera del mio papà
09 mercoledì Feb 2022
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