Seguo la linea quando scompare
l’intima stella, più grande di me.

Ascolto ubbidiente il brillio naturale
la carne del soffio, la sua direzione,
con le ossa nell’aria e i capelli nel fango;

lì dove il silenzio non sta senza verbo
mi inchino confusa alla mia povertà.

< Di fronte a che cosa tu fai riverenza?
A chi ti inginocchi con tanta dolcezza? >

È un acconsento ad ogni mancanza;
se chino il capo al verde più semplice,
alla sua primavera, al suono che fa
sentire che vr dispone nell’aria
la pioggia dei fiori di tutte le felci,
che l’acqua raccolta nel cuore a giumella
offre al pensiero e alle mani il respiro,
dal basso, e in continuo,
io vado alla gioia.

Amina Narimi