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Tu che sei là sola,
con i tuoi tre segni
di ogni lettera trascritta la più piccola,
un minuscolo invito al pentimento
in questa terra non perfetta.
Sei tu l’orecchio?

Se per dirti basta fare del silenzio
con le labbra dischiuse alla corona,
inciampando nell’aria della gola
è da lì che hai fatto entrare le sorelle?
tra i sentieri più nascosti di ogni fiume
e l’anima nel petto?

Con il viso abbandonata
nella pancia di una donna con due cuori
ho sorriso per tanta commozione,
immaginando il bimbo verde
fare il nido per le uccelle.

Scomparirà la noce d’oro, già domani,
nel midollo vocato a cancellare
che nelle ossa c’è il ritiro dell’alef;
la clorofilla che si scambia in rossovivo.

Anche il nome di caino dice il nido,
come quello nella mano di Giacobbe
e se nel verde del sinoplo vive il rosso
la muta del respiro è il testimone
che reso tutto il ferro torneremo
alle radici degli alberi che siamo?

Mi raccolgo intorno al tuo ombelico,
alla sorgente di ogni movimento,
ad una lettera che vive senza suono

a una preghiera.

Amina Narimi