Ho sostato con le lacrime e le mani
incrociate nella chiesa di fortuna-
il nido di raccolta delle lettere:
minuscole pastore, amanti stretti
fra le stoffe di destini e mormorii
di versi coricati tutti insieme –

come una levatrice appena nata
che spinge le dorsali sulla soglia,
la tela di un astuccio, il suo sigillo,
e un seno piccolissimo di legno,
il primo nato nella notte, una preghiera.

Lentamente sono usciti i tuoi fratelli,
Bonnefoy pieno di neve con Testori
davanti alla sua croce e fra le rose
le Lamentazioni del mio Rainer.
Più sottile di tutti la Dapunt –

ho respirato il fiato del suo Dio
sulla terra più del paradiso
e come fosse la tua bocca
l’ho baciata.

Nella nostra modesta mangiatoia
non c’è altro fra le pagine dei libri:
il tuo mantello-
che protegge il lungo inverno.