C’è qualcosa di sempre accaduto nel raccogliere i semi di felce
per lasciarti un rametto di vischio.
Ho trascorso tutta la notte dirimpetto alla tua casa,
tra il fico, di là dalla strada, e l’albero antico di Giuda,
per recitare la storia, la storia sacra, del riso.
La voce dei nostri figli, lungo il cammino del sole,
era tutta selciata di stelle- le prendevamo a bracciate,
traboccavano dalle giumelle,
per fare crescere l’erba, le tue cantalupe e le rose.
Ho visto perdere sangue al sambuco lungo il sentiero
e tornata al capanno la quercia obbediva già all’agrifoglio.
franco bonvini ha detto:
Tutto sta ai semi di felce, credo. Ricorrono spesso nelle poesie di Amina, sono un po’ la sua Boemia sul mare.
Devi credere a questo per poter vedere il sambuco sanguinare, in un posto (di là dalla strada) che non è un posto ma una direzione, una via, una via lattea dove l’erba cresce e fiorisce.
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