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Basta un nulla per vivere, aman,
e cammini assorbendo la luce
di un minuscolo astuccio di vaio,
rilegato dal capo alle mani –
tefillah per le preghiere.

Mangeremo chicchi alla morte,
con le labbra in un piccolo chiostro,
che sostiene altri mondi,
in scintille;

chi le ha viste adagiarsi e volare,
per quel poco di tempo più lungo,
fra migliaia di ossa e di resti,
assegnavano un posto a ciascuno,
e ciascuno suonava una nota

fino a quando si sono voltate
con la grazia leggera di un canto,
scomparendo per piccoli inchini,
verso il più grande amante,
nel sole.

( La forma causativa del verbo “aman” in ebraico significa “fare stabile, rendere sicuro, rendere fermo” da cui deriva il senso finale di “prestar fede, credere.)