Piccola Abele
c’è una donna ferita nel capanno
che beve lentamente alla tua bocca.
È vapore chiarissimo il tuo dono
dove gli occhi vanno a partorire
le lacrime serene dei colori –
un inno a resistere e a mangiare,
a far l’amore con le orecchie dentro al nido
a occuparsi delle ossa di chi resta
per giocare insieme alla rayuela.
C’è una donna ferita nel capanno
una mano fra le albere ha strappato
le parole dell’Angelo di Rainer
il vento favorevole di Perse
e ogni altra preghiera rilegata
all’amore indicibile di un credo,
ma il suo hara spezzato si riapre-
la sua respirazione, il suo mantello-
lo annunciano le costole che tremano
di minuscole parole intorno ai versi
con la pazienza selvaggia di rinascere
legando ancora il filo col perdono.
franco bonvini ha detto:
Brava! Bisogna occuparsi di quello che resta
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Amina Narimi ha detto:
grazie sempre…narimi
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