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Al suo posto esatto c’era la luce.
La morte si vive se come un sole
si porta nel più profondo di sé
lo strazio immenso, se diamo alla luce
la stessa madre quando si apre
perdendo il suo sangue meraviglioso.

L’ osso fedele è ancora la luce
nella foresta, che adesso riposa.
Tu veglia il suo corpo. Ci vorrà molto bisso
e la mano guarita. Con la tua voce
Sussurrerà, nell’orecchio più debole,
dove è il principio dell’arcobaleno.
Tutti i bambini sanno i misteri,
dell’ angelo che, prima di nascere,
ponendo un dito sopra le bocche
imprime il ricordo di un nome solo,
un piccolo seme. Tra il naso e le labbra
sfiora il contorno, col dito del sole,
di quando eravamo dentro la runa:
c’è una farfalla con l’anima anziana
ogni puntosplendenza delle sue ali
confida che un tempo toccò lievemente
la fiamma, i suoi bordi, per poi gettarsi
con tutto il corpo dentro la rosa
in volute dorate, per unirsi vermiglia

nell’identico istante dell’ultima foglia
dell’ultimo albero
__________________al grandeposto

versando alla terra lacrime folli
saremo le spose del nostro sorriso-
una trina soltanto che lascia passare
fra i suoi vuoti la luce, come una spugna
coi suoi gamberetti, a mani aperte_

aperte a grembo.

al grande posto- il cestello di Venere