C’è stata una ferita, ora c’è intimità.
Un passo indietro è quasi notte
e lei trema, vista di spalle
ma, prima degli occhi, ricuce
le cose quiete,
il miracolo di ogni colore.
Nel mezzo punto non entra il vento,
non scompare la pena.
Molto, molto più avanti,
una radura di neve
è il dorso della sua mano–
ha le dita forate e l’aria passa
e i fori danno un suono,
rettangoli azzurri, confini viola, e i fiumi
sono fili sul bianco.
Dà pace guardare;
piccoli gruppi di tuniche azzurre,
radunate come un pesce,
tutte in fiore,
parole sorelle con cappucci d’oro,
mentre un obbedisco copre il suono
della voce, lentamente, tra i coralli,
fino a fondersi in attesa.
Un passo indietro è quasi notte.
Nel mezzo punto non entra il vento,
non scompare la pena.
Molto, molto più avanti,
una radura di neve
è il dorso della sua mano.
Si cammina per ore, o in pochi passi
la metà del cielo è superata.
Nella manica è scesa la neve,
e, come tutti i doni,
sempre più delicatamente.