la commozione che mi prende nel leggere questo immenso poeta è ognivolta un largo d’aria dentro il cuore e insieme l’apnea più bella al mondo

almerighi

Mater

si fissano in cieli di astri e maree
immagini mai sentite eclissi
risonanti – dico riapri i tuoi occhi
fa sosta sull’argine e
libera dalla pietra il chiarore
dove approda ogni cosa al dileguare
ma tu prepari un dubbio
distrai la luce
che è già cammino declinato in grida
un volo di memoria

*
vedi,
sono stagione anch’io, goccia
che penzola da un ramo
a lume di mistero

così dicevi, e la tua mano
rovesciava sul tavolo l’ultimo carico di foglie

la mano casta, sfilacciata in fibre verdi
confinava la morte
in calici colmi di resina

lasciava scivolare dai pori
momenti d’acqua, lampi di antichi roseti

oggi porgi le labbra
a un rivo che urla, allagato di luna
verso la foce intravista
in chiarità di esilio

*
eri stagione di un antico andare
la tua polvere
ancora
parla il riposo, la quiete sofferta
tra ombre affilate di domande

come…

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