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Saremo impercettibili, e credevo.
Con una goccia di seta fra le dita
inginocchiata tra le foglie delle acere
accostavo i loro lembi, con pazienza.
Cucivo la mia yurta, per la neve.

Dirti oggi della voce trattenuta
nell’aria piccola
__________ sarebbe come piangere
in fondo alla parola che hai compreso
sotto l’albera del noce in piena estate.

Ora il velo più bello al suo dolore
sarà il fiato benedetto delle madri
e quel bambino di radice fra le braccia
che domani scoprirai. Lungo il sentiero.
s’inonderà d’azzurro la mia veste
e dalle ossa cave saliranno
filando un ederlezi nella tenda-
come gli esseri che vengono alla luce
dai fondali delle tenebre perenni –
in un bagliore iridescente i nostri semi.

Boscovecchio, 8 Dicembre 2018

yurtamina