Mio giovane sposo
a tale distanza dal mare le piogge sono tempeste d’acqua dolce
tra la corteccia e il tronco.
una veste chiara sfilata dall’aria
Tra il legno e il vento c’è qualcosa che hai lasciato-
varcata la soglia, all’angolo di casa-
una scilla montana
dove entra come un bimbo la tua mano
pronta allo splendore
del latte rotondo
un piccolo autunno che possiede un avvenire.
Lascia che ti porti dalla neve
alle sue uova colme di mondo.
Anche noi, al fondo della nostra antichità
ci strapperemo la lanuggine dal petto,
e quando un animale ci avrà rubato il nido
proseguiremo strappandoci la carne,
per tenere al caldo la predetta
con la stessa sostanza del dolore-
tutta l’estate è all’interno del cristallo
-quanto buio necessario alla bianchezza
che non possiamo nominare
eppure un cielo intero
occupa lo spazio del suo fiore-
se il mondo vive in un profumo,
lasciando una fiamma leggera
che svolge nell’ombra
il suo lavoro di luce.