Ti credo un minuscolo infinito,
che ha viaggiato a lungo aprendo la notte
in un giorno bellissimo,
per accogliere tanto flutto
fra le tue pupille adorne di sale;
la scia della tua grazia,
avvolge, come un nido le sue nozze,
la giumella vuota che portiamo.

Sollevi adagio il mio capo,
allarga l’ombra, il tuo nome,
come l’albero più antico a Monte Sole,
che tiene le sue cime nella luce.

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