Irene Rapelli scrive, lo fa cercando di lasciare uscire la musica che ha dentro, studiando, formandosi senza cercare protezioni o consorterie. Per sua stessa ammissione è nella fase della formazione, la sua ricerca stilistica specie sul sonetto mi sembra davvero a buon punto: il contenuto non diventa prigioniero della metrica. Penso sia questo il metodo migliore per crescere e imparare a saper dire e saper dare alla poesia, meglio autodidatta che partecipare a laboratori di scrittura dove tutti vengono appiattiti a scrivere allo stesso modo. Certo, il suo lavoro, è ancora un work in progress, una maturazione, ma merita di iniziare a trovare buoni lettori. Non voglio frappormi troppo, però una cosa mi sento di dirla con molta sincerità: continua così Irene!
Dimenticatoio
O notte, o lira degli usignoli,
dimmi: v’è l’ora sulla meridiana
il cui rintocco la morte consoli
e riavvolga i tempi e la vita strana?
O nave…
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almerighi ha detto:
grazie per il re blog, questa ragazza ha una penna molto onesta
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Amina Narimi ha detto:
davvero speciale… grazie a te Flavio
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almerighi ha detto:
secondo me la Rapelli è unica in Italia, riesce a scrivere in metrica senza banalizzare il contenuto, davvero rilevante
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