Svolgendo e dilatando la mia vita
non fai altro che nascere ogni giorno.
Come avviene dopo ogni mutazione
scrivo adagio con la cenere negli occhi
mettendo insieme i nostri nomi alla domenica,
un nuovo modo di dormire e di svegliarsi,
di appoggiarmi a una finestra e aprire il libro
che hai lasciato nella grotta dei miracoli-
se non fosse per le nostre fioriture
di memoria benedetta e di speranza,
solo un bimbo potrebbe concepire,
con le sorgenti aperte sopra il capo,
che cosa ci ha sospinti in mezzo al campo,
la somma di splendore che ritorna
dal suo dentro misterioso a quel tesoro –
il punto dove va un arcobaleno
a toccare la foresta, a piedi nudi,
fermando il tempo, come un buco nero
che s’inclina nei coni della luce.