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Un pieno di sole non scompare
ovunque vadano i suoi raggi
a sbiadire nella soia. Durerà
con il viso acceso per soffiare
le foglie di abacaba sulle braci
scaverà una buca nuova
e l’altra mano,
bagnata con la cera dell’ipoh.
tra la canfora e gli incensi fino all’orlo
delle uova degli struzzi, sottoterra,
un giacimento per la fame-
proteggendo i nostri pozzi, come un’ama
con le perle sui fondali, scenderò
verso di te talmente fradicia
da sembrarti più un uccella
che tiene a bada mosche dalla taiga
alle montagne. Ed ora habibi,

posami la bocca sulla bocca
bisbigliando tutti i nomi della neve-
dove si fatica a camminare
quella dura, o portata qui dal vento,
sapremo quando cede sotto i passi
se rimane per essere bevuta
e la più adatta, per costruire casa-

dove le foche vanno a respirare,
sarà come recitare il nostro Kaddish.

 

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Fotografia Fosco Maraini,