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Il confine è ancora la sua mano,
e lo sguardo origina dal buio.
Basta un’eco,
appena il tempo di passare,
che un occhio solo già distingue il nido.
E qualcuno è proprio qui che trema-
nel luogo dell’origine del grido
di quell’albera- non le cime azzurre
o le apicali delle sue radici,
a tremare è il corpo che sta in mezzo,
più modesto di un servo o di un padrone-
dove passa l’alburno con la sete,
come fosse il concerto di tre angeli,
quando sconfina in una viola sola.
Disegno Antonella Schiralli
Sarino ha detto:
che meraviglia! Hai la capacità rara di affascinare attraverso le parole, parole che danno corpo alle emozioni! Ciao
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Amina Narimi ha detto:
l’emozione è mia nel leggerti, Serino,
un improvviso che mi regala gioia
grazie di cuore davvero
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