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Ti scrivo da una cella silenziosa,
senza quasi un alito di vento,
nel movimento delle mani è già domani,
e il suo grazie, nella notte, fa il tuo nome.
Lasciamo che tutto accada ora,
come vuole ricadere l’anno nuovo,
come un frutto, come casa tua.
L’amore non può chiudersi,
come impara a fare una ferita.
La morte piccola, che ha preso l’anno vecchio,
è il nostro frutto, in cui ha avuto amore,
e quella grande, che ci portiamo dentro,
è la sua luce, che va bevendo il succo.