
C’è pace, sulla porta che si apre,
nel buco più divino del midollo
dove entra ogni notte quel bambino
che esce con la cenere negli occhi
e non tocchi ancora tutto dell’amore.
Con le luci capovolte della pelle
abbiamo avuto fin seicento anni
di millemila matrimoni nella pancia
fino al frutto che mangiammo. Siamo noi,
le stesse pietre, nell’arco della nube,
e nudi come mai insieme ebbri.
Nell’erezione di Moseh oscilla ancora ! –
Non fermarti nell’arca delle madri
spingi con la testa fino al nome,
facendo delle vertebre un dipinto
del bimbo rosso, tra i giunchi che si allargano,
l’uomo verde, il passaggio di ogni porta,
penetrando nella tenebra finale-
con la stessa lingua che è la nostra.