“Da quale vento sei giunta?
Dimmi qual è il nome della tua ferita e saprò
su che strade ci smarriremo due volte!
Ogni palpito in te mi fa male, mi riporta
a un tempo di leggende. Mi fa male il mio sangue,
il sale… e mi fa male la vena.
Nella giara infranta le donne della costa siriana
lamentano la lunga distanza,
arse dal sole d’agosto. Le ho viste
sul sentiero della fonte prima di nascere. Ho udito
la voce dell’acqua piangerle nei cocci:
risalita alle nuvole, i giorni tranquilli torneranno.
Verde la terra del mio poema, verde e alta…
Mi appare dal fondo del mio abisso…
Sei straniero, nel tuo significato.
Ti basta essere là, solo, per diventare tribù.
Ho cantato per pesare lo spazio sprecato
nel dolore della colomba,
non per spiegare ciò che Dio dice all’uomo…
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