L’amore non può chiudersi,
come farebbe invece una ferita.
La morte piccola,
che ha preso l’anno vecchio,
è il nostro frutto,
in cui ha avuto amore,
e quella grande,
che ci portiamo dentro,
è la sua luce,
che va bevendo il succo.
Nel velo più bello al suo dolore
con un soffio al cuore io ti canto
una parola senza riparo-
presa viva-
nel gorgo delle forze
il più antico, all’indietro,
e sacro. Al separato
occorre avere detto sì,
un sì assoluto, per poterlo amare,
dove si trova il quarzo che ricorda
di rimanere sprofondati ed innalzarsi
come neve,
in attesa del credo che Noi è.
Più grande di ogni angelo,
tutto parla, tutto è animato,
nella porziuncola di pace,
dove beve silenzioso al nostro ventre,
come una parola che hai compreso.