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Terra di leggende cantalupe
di miraggi, di minuscoli pastori
e fosse solo questo basterebbe

toccando la distesa del mio cuore,
è qui che canta l’acqua e si ripete
chiara, nelle curve che dispiega
sotto i piedi della lupa con dolcezza
sulla pancia bruna dell’ascolto
fino al rosa della lingua e tutto l’oro
del filo che discende nello sguardo
camminando sul segreto delle ore
non sente che quel battito di vento
a pungere la croce tra le mani,
la scintilla, nel paradiso delle voci

vorrei discendere- e come pura-
nella tua profondità, nel sole,
ricevere la luce, stupefatta
come una madre chiusa nella goccia
della tana naturale dei miracoli
col vestito dei segreti dei bambini
a prendere cristalli nel tuo fiato
che cola nel silenzio dei neonati
forando il cielo come un minareto

poi tessere coi fili della luce –
la parola che immacola il pensiero,
una chiusa nei polmoni delle stelle
dove i nostri cari son tornati,
con la dolcezza più grande sulle spalle-

guidata da lontane vicinanze
mescolando l’universo con le membra
coi miei occhi al culmine del sole
per toccare il mondo delle madri
nel perenne punto di partenza

C’è altra luce che trapela dentro,
come fosse un minuscolo infinito,
una lieve sorgente di calore-
dove il tempo non scorre, ad occhi chiusi,
per generare limo, quello che noi siamo
con la forza misteriosa che diffonde-
nel buio immacolato, sulla terra

ti troverò, nel sonno senza sogni,
ancora Re dei mie bambini, in fondo
al campo degli zingaridanzanti
salteremo nel plasma dei colori
come torce nuziali sulle tende
portando nella bocca una canzone
un sigillo impresso sopra il cuore
dove brilla al centro una figura
una compagna di viaggio, nell’amore
il testimone-sublime, l’ancella:

 

lo splendido figlio che noi siamo
dischiusi, con un salto dal suo grembo,
con lo scatto impetuoso sotto i piedi
e una cosa sola nel profondo,
stessa terra di minuscoli pastori.