e a vederla tanto inginocchiata e assorta,
raggiunge la grandezza del viso degli oranti,
con le mani tese e aperte,
come sul punto di staccarsi dal suo corpo,
in quel tacere. Entrò nel sonno ieri
mentre gli animali uscivano dal ventre
incenerito. Tu eri nell’acqua che splendevi
a ricevere la voce e il nuovo inizio,
una plenitudine senza incrinature:
se grondava commozione
è perché spiegata piano
piano, come un saluto dolente nell’addio,
il più bello che si potesse immaginare,
un sole che non rischiara semplicemente
che risveglia.
Come brillavi tra il sottosuolo e il cielo!-
spingendo ad ogni anello la rugiada
per gli uccelli – gloriosa nella luce
ti sei accesa in procinto di sparire
con l’amore tanto scosso tra le cime
ti sei alzata nell’aria, senza gravità,
con la forza delle frasi di chi amiamo,
con la gora dell’acqua sulla schiena
e, tra i rami neri di poesia, la gioia,
mentre ti perdevo. Oltre ogni silenzio
alimentavi il fuoco ripetendo:
guarda. io resto. accoglimi.
Ha i capelli corti ora che la guardo
benandante sulla terra
col peso della luce.
E’ beatitudine che ti ha mandato a dire,
nel gesto in fondo piccolo, la sua immaginazione,
che dentro gli occhi il caldo non finisce
di rifugiarsi nel letto della tenerezza,
come scendere tre gradini dentro l’albero
nella tregua interiore e vegetale
-tenera argilla e benedetto,
nell’euforia o lacerazione,
il taglio netto che ci esaudisce, infine
l’oltranza delle immagini, e la febbre
per lo svelamento del destino,
è il ricordo di qualcosa ormai tradito.-
In un’altra pace ti confidava i passi e degli odori,
nell’aprirsi più esposta e più splendente,
più feribile alla vita/ sotto il taglio,
perchè il dolore non fosse da nascondere-
Ora puoi congiungere i lembi del passato
con le monete d’oro cucite tra i capelli,
che il vento le solleva, dentro gli occhi :
c’è un piccolo dio, con poche cose, al centro,
e una fiera sorgente che cammina
col filo d’erba che ricresce sulle mani:
il puro esistere degli istanti che ha lasciato
per colorarti del suo sangue intero
non sente più la sete e accenna al volo,
la sua quercia-
la perdita è la parte più struggente
dello scoprirsi grati nel dolore-
ripetendo le parole senza fretta
come un seme che si affonda nella terra,
-percorrerai le mie vene fino ai polsi
con i rami, fino al fiore di udumbara-