Il dono ricevuto sulla fronte,

il venire di una mano,

prima del silenzio della sera,

quando ci inginocchia la fatica

della nostra ultima luce, sul balcone,

dove anche il vento trova fine,

tra le rose, è stato un sì assoluto

 

di bellezza, di presenza pura,

per come respirava sopra il volto

senza cercare un movimento,

mi ha stretta là nel più profondo

e più ancora in cima a tutto

penetrando con lo sguardo antico

fino al primo cielo

 

si scuotevano le dita come foglie

sulla pianta in cui si versa luce

e un vuoto amato grondava nella carne

mischiandomi alle vene della terra

di quest’assenza divenuta forza

amantidi