Quando nasceva un bimbo
Loro andavano a prendere un bozzolo
Da tenere accanto al nascituro
Perché lo aiutasse a riempirsi di fantasia.
Nella prima pancia, ormai
assolutamente semplice,
tutto si sta compiendo, la propria fine
la propria immensità. Nel cenno
del mistero, ti prego
di infilare il dito oltre la pelle
nella ferita del costato
penetrando nella carne viva
non è cecità della mente
inchinata al dolore
è un itinerario che può comprendere
l’oscurità, che si alimenta di domande,
che sale sui sentieri, per alture
Sottile è il Signore, senza il fiore
delle domande dai tanti petali
non si ha il frutto delle risposte
Eccede attraverso un incontro e ora
i miei occhi ti vedono, prima di trovare,
solo dopo ti cerco. Nel cuore
ho la carne, l’evento di un’umile anima
quando mi muovo, quando parlo, anche
quando disegno il fiore di una cipolla,
e mi sembra di piangere, è solo
una questione di sguardi
per accompagnare qualcosa
d’invisibile
“alla sua incalcolabile destinazione”
Come rosa di cui non si scorga
né stelo nè radice, un movimento di Realtà
con questo solo tesoro:
se vedo un albero che cammina
dentro la sua foglia
disegno una mano che si alza e la sua luce,
dal braccio che attira a sé grani di stelle,
inondando i campi di rami gli occhi
neri del prato che s’inchinano
nel freddo di questo marzo buono,
a un punto della corsa. Andiamo, come amore,
coi modi invisibili del cuore, toccandomi
un disegno. Allunga la tua mano. L’albero
lo farà passare, la massima carezza
è così Unica, vicina
all’atto della creazione. Apre alla gioia
Allarga con grande respiro
e riposa
dove ti aspetta per l’albero più alto
che è nel tuo corpo,
un figlio da crescere
nella prima pancia
– Opera: Il cielo di Claudio Parmiggiani –