Nel soffio più possibile leggero
si schiude il mio ciliegio al boscovecchio,
nell’abbraccio circolare ritrovo noi.
Eppure  lui mi educa, nella parola senza voce,
a diverse dimensioni, la sua estensioneVera:
la pazienza  di ricoprirsi con la neve,
il pieghevole sfinimento  dell’estate-

e so con quanta cura
si volge alla corrente della luce,
l’andarsene  calmo, con la sera,
respirando dai talloni,
quando gli uccelli scenderanno a primavera,
per nidificare e riprodursi,
di come i rami sotto il loro peso
gravati  di nidi a centinaia
saranno pane, e soffice pietà

così è l’esercizio dell’amore-
spezzando il seme duro nella bocca,
delle mutazioni in atto. Annuso ancora
la tua poesia su queste tempie cariche
mentre intorno volano le piume
e sfioro con un dito la caduta
ascoltando la discesa lungo il corpo
di un dono aperto,  che esce dalle ossa,
col miracolo dei fiori
si bagna il cuore buio
di fratelli innamorati
fa luce ai i piedi quel che non si vede
E gli direi di amare un’altra volta
di coprirmi con i petali nell’aria

Si spalancherà  piena di vento
la gioia dei frutti tra le mani
lasciando cadere le ciliegie
con  quel  rossore intimo  sul viso
riempirà di vino le nostre bocche
nel soffio più possibile leggero
il vecchissimo ciliegio, e noi, di nuovo,
appena nati.

Le Mont-Blanc vu de Genolier par Charley Case