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-L’asciutto contiene l’umido
La roccia contiene l’acqua
L’Uomo nasconde in sé un Dio-

Sulla fronte azzurra del ceppo primitivo,

ti poso, col silenzio delle vesti,

il segreto del primo fiore, senza necessità

di capirlo, sull’assenza che ti sgorga dentro

al seme nudo delle fontanelle,

lo sguardo intatto, dove si uniscono le cose

l’ultima volta, alla fine dei sentieri,

i segni di un amore

nella bracciata profumata

ti consegno il fascio più maturo,

fiorito di fresco dal mio cuore

con le ore luminose, la corona

dove palpita la nascita

di una vita che si leva, col nutrimento sacro,

nella follia di una croce,

nella manducazione dell’invisibile.

Nessuno sa, nè l’argilla o la pietra,

che servono da segno, raccontano il mistero

del dono divino, un velo sollevato

scopre un altro velo. La Bet è posta,

nella casa aperta, sulle stele di Mesha

tutte le sorelle danzano

come pietre luminose
La scrittura è una luce nella notte

che ci salva,

verbo_crocifisso da semi nomadi,

che nel deserto grida il Nome suo, ciascuno

a divenire Lui . Nessuno potè sentire allora

la lingua umida nella tunica di pelle,

quando cogliemmo dei mattoni

come figli al posto delle pietre,

ognuno recante solo una scintilla

Padre dell’Uno, asciutti fino a Pasqua

quando bocca a bocca s’incise in alto

l’incontro delle grandi lettere,

con le piccole del basso. Fino al cielo

il traforo è compiuto, e ci tocchiamo

cantando il pane nella linguamadre

con il sale di Miryam, unendo il mī col mā,

il vento ci porta in bocca l’ostia,

fino all’acqua matriciale, che scintilla,

sulla fronte azzurra tenerissima,

dove nasconde in sè un Dio.