Una stella come un’ostia
a capo chino si mantiene
o in grumo di sale al mattino
viene a sciogliersi dal cielo
nel lavoro invisibile dell’alba
che comincia a versare la sua luce
con la stessa fatica del riverbero
ho usato tutto il corpo per accogliere
quel che accade nel silenzio
avvolgendo le cose con la pelle
-quota di muscoli e fibra carnale-
da sola all’alba, ho visto la tua vita
nei miei sogni, il fresco pulito
in terra. spugna di luce
non smetterai di stare in me,
come davanti a troppa lontananza
sgorgano dagli occhi dalla bocca i luoghi
gli episodi dell’amore,
da ognuna delle specie di donna
che è ogni specie di donna,
brillando al vuoto bianco
la realtà più reale:
quel lungo grido d’amore
di feroce bellezza
così impudico nel dire
il loro immenso eterno e altrove
nell’aria intatta batte ancora
il ritmo della mente. col respiro
tra gli alberi cade il suo sigillo,
il cordone di cinta,
il bastone che tiene in mano.